Ciclo rifiuti di Roma lontano dagli standard: arriva il termovalorizzatore

Roma, Gualtieri annuncia che la Capitale avrà un termovalorizzatore. Legambiente: "Scelta contraria a politiche ambientaliste"

Nella foto un Termovalorizzatore dei Paesi Bassi (Wikipedia)

Roma chiude il ciclo dei rifiuti con propri impianti per una quota inferiore al 2% delle quantità prodotte. Una percentuale della quale non c’è da andare fieri, e che ci pone agli ultimi posti su questo fronte non solo rispetto alle altre città europee, ma anche a livello nazionale, considerando che la Capitale, paradossalmente, dovrebbe essere un esempio di buone pratiche.

Roma, Gualtieri annuncia che la Capitale avrà un termovalorizzatore. Legambiente: “Scelta contraria a politiche ambientaliste”

L’Assemblea capitolina straordinaria dedicata alla Gestione dei rifiuti nella Capitale, si è chiusa oggi con dati sconfortanti, e che pongono la città in seria difficoltà rispetto agli standard che su questo vivo argomento sono stati prefissati in modo molto preciso a livello europeo, e che ci vedono di gran lunga fuori con la chiusura del ciclo dei rifiuti sul territorio competente ad una quota che si attesta addirittura inferiore al 2%.

A comunicare questo dato è stato oggi proprio il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, in sede di Consiglio, spiegando che: La chiusura del ciclo dei rifiuti della Capitale sul suo territorio con propri impianti ad una quota inferiore al 2% delle quantità prodotte, è una percentuale lontanissima da ogni standard e insostenibile”.

Nel corso della stessa Assemblea capitolina straordinaria, Gualtieri ha anche annunciato che la città di Roma si doterà di un termovalorizzatore, un impianto che arriverà tra le varie, all’obiettivo del 44% di emissioni in meno e con un potenziale per la copertura del fabbisogno di energia elettrica di 150mila famiglie.

Nel dettaglio di come questo nuovo impianto in aggiunta ad altre soluzioni che verranno messe in atto nella Capitale, potranno determinare una riduzione delle emissioni, il sindaco ha spiegato che del 44% di emissioni in meno, il 15% sarà su attività di trasporto; il 18% sull’impiantistica, mentre la quota parte più determinante del 99%, sarà sulle emissioni da discarica.

Roma dunque si doterà di un termovalorizzatore, che sembra potrà addirittura  produrre il fabbisogno di energia elettrica di centinaia di migliaia di famiglie ogni anno, dando anche una sferzata alle politiche di contrasto della povertà energetica.

Sarà possibile in base alle rosee previsioni del primo cittadino, anche risparmiare il gas utilizzato da 60.000 famiglie ogni anno, per quell’obiettivo autonomia, divenuto centrale per tutti quei paesi che vogliono staccarsi dagli scambi con interlocutori lontani dalle dinamiche economiche condivise e democratiche europee.

Altro punto a favore rispetto all’operazione ciclo rifiuti, e descritto oggi alla luce di risultati insoddisfacenti, che impongono un cambio di passo importante, è che la chiusura e l’autonomia del ciclo dei rifiuti, consentirà un abbattimento dei costi del trattamento, ed una conseguente riduzione della Tari di almeno il 20%.

Legambiente contraria: “Chiediamo al Campidoglio di tornare indietro”

Sulla realizzazione del termovalorizzatore di Roma da 600mila tonnellate annue di rifiuti, non si è fatta attendere la reazione di Legambiente che si dichiara totalmente contraria e con dati alla mano:

“La costruzione di quello che sarebbe il secondo più grande Termovalorizzatore italiano nella Capitale è una scelta sbagliata, contraria alle politiche ambientaliste e ai principi di sviluppo ecosostenibile ed economia circolare – hanno dichiarato Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio e Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – . Il progetto andrebbe in direzione esattamente contraria anche a percorsi virtuosi messi in campo da questa stessa amministrazione”.

Le motivazioni di Legambiente

Dall’annuncio del sindaco è scaturita l’immediata produzione di dati utili a dimostrare quanto addirittura operazione possa addirittura risultare improficua:

“Secondo i dati Ispra – ricorda Legambiente – la Capitale ha una produzione di 1.700.000 tonnellate annue di rifiuti (con la sola eccezione del dato più basso del 2020 anno del lockdown), 600.000 tonnellate sarebbero quindi l’enorme residuo, se si arrivasse al 65% di raccolta differenziata e non oltre, obiettivo di legge che ogni comune avrebbe dovuto raggiungere entro il 2012, da 10 anni”.

Cosa significa è presto detto, e cioè che il dimensionamento ipotizzato per questo impianto, condannerebbe Roma a non poter superare il 65% di differenziata, proprio per la necessità di alimentarlo di rifiuti. Immaginare poi – concludono – che un Termovalorizzatore del genere possa provocare un impatto ambientale sostanzialmente nullo come abbiamo letto, è chiaramente falso. Chiediamo al Campidoglio di tornare indietro e faremo tutto il necessario perché ciò avvenga”.

Le alternative proposte, sono quelle di spingere il porta a porta a tutte le utenze domestiche, puntare ad una differenziata altissima, alla tariffa puntuale, a nuove isole ecologiche e biodigestori per l’organico. “Tali dinamicheconcludono da Legambientesembravano essere parte delle scelte dell’amministrazione capitolina e che invece verrebbero spazzate via in un attimo dall’idea di costruire un enorme Termovalorizzatore”.

La dichiarazione dell’assessora

La scelta di questa Giunta di realizzare nei prossimi anni un impianto per la valorizzazione energetica della quota di rifiuto indifferenziato prodotta a Roma – dichiara Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei Rifiuti di Roma – serve a garantire la chiusura del ciclo secondo i principi dell’autosufficienza e della prossimità, fermo restando l’impegno dell’Amministrazione per aumentare gradualmente la quota di raccolta differenziataL’analisi dei flussi che descrive l’andamento della produzione dei rifiuti nei prossimi anni, che sta alla base del piano presentato oggi in aula Giulio Cesare, prevede una graduale riduzione della quantità di rifiuti prodotti pari a circa 130 mila tonnellate entro il 2030. Per la stessa data è previsto l’incremento della percentuale di raccolta differenziata dall’attuale 47% al 65%, obiettivo ambizioso ma certamente realizzabile ridisegnando il sistema della raccolta e investendo risorse su iniziative per la riduzione dei rifiuti e la promozione del riciclo e del riuso dei materiali. La capacità di trattamento del nuovo impianto, fissata in 600 mila tonnellate anno, tiene conto del trend di crescita costante della raccolta differenziata ed è inferiore a quella teorica che servirebbe a coprire interamente la quota di rifiuti da inviare a recupero energetico, a garanzia dell’intenzione di questa Amministrazione di proseguire nel percorso per rendere Roma una città più moderna, sostenibile e allineata alle altre grandi capitali europee“.

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