Detenuto muore in cella, il sindacato dei penitenziari: “Un recluso su 3 è malato”

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Un carcere. Foto di archivio

Un detenuto straniero di 36 anni è morto ieri, 14 aprile, nel carcere romano di Regina Coeli, dove avrebbe dovuto scontare  per altri due anni una condanna per rapina aggravata.

Detenuto muore a 36 anni, per il sindacato degli agenti della penitenziaria: “Troppi reclusi malati: il carcere è come un lazzaretto”

A darne notizia il sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe. “L’uomo aveva precedenti di tossicodipendenza che possono avere significativamente inciso sulle cause della morte, che allo stato risultano legate a un malore ma sulle quali sono in corso accertamenti più approfonditi“, riferisce il segretario nazionale, Maurizio Somma, facendo riferimento al fatto che il corpo sarà comunque sottoposto ad autopsia, così come disposto dall’autorità giudiziaria.

Ancora un decesso per un soggetto che, forse, poteva anche non essere in carcere in relazione alla sua posizione giuridica e stato di salute“, aggiunge Somma.

Per il segretario generale del Sappe, Donato Capece, “ci troviamo a commentare una tragedia umana avvenuta in quei moderni lazzaretti che sono diventati i penitenziari italiani, nei quali secondo recenti studi di settore è stato accertato che almeno una patologia è presente nel 60-80% dei detenuti”.

“Questo significa – chiarisce – che almeno due detenuti su tre sono malati e fa comprendere – rimarca – in quali critiche, difficili e pericolose condizioni lavorano le donne e gli uomini del Corpo di polizia penitenziaria”.

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