Ostia, il Tribunale prima vende poi sequestra lo stabilimento balneare: 35 dipendenti licenziati

Assurda vicenda al Salus: il Tribunale prima vende per fallimento la concessione poi sequestra tutto per abusi non dichiarati. Gli abusi: fioriere, aiuole e un campo di calcetto, tutti rimossi

salus soul & kitchen sequestro

Da oggi 35 dipendenti resteranno a casa senza lavoro. Il Tribunale del Riesame non ha accolto il ricorso contro il sequestro dello stabilimento balneare Salus e la proprietà deve licenziare i lavoratori. L’impianto potrà funzionare solo come spiaggia: restano chiusi il bar e i due ristoranti.

Assurda vicenda al Salus: il Tribunale prima vende per fallimento la concessione poi sequestra tutto per abusi non dichiarati. Gli abusi: fioriere, aiuole e un campo di calcetto, tutti rimossi

E’ l’effetto della tragicomica vicenda legata alla concessione dello stabilimento balneare Salus di lungomare Paolo Toscanelli, a due passi dal Pontile. Come abbiamo pubblicato il 15 marzo scorso (leggi qui) lo storico impianto balneare è stato sottoposto a sequestro penale per l’accusa di abusivismo edilizio. Il pm che ha disposto il procedimento ha considerato i fatti come una reiterazione continuata e aggravata da un unico disegno criminale perpetrato a partire dal 1994 fino al 2020. Un espediente evidente per dimostrare la non prescrizione del reato. Peccato che in tutti questi anni sia cambiata la proprietà della società concessionaria, la “ABC Beach”, e che, soprattutto, sia stato proprio il Tribunale di Roma a venderla nel 2014 come conseguenza di un fallimento.

Abusi “fallimentari”

Ma procediamo con ordine. Il procedimento penale avviato per abusi edilizi perpetrati a partire dal 1994 riguarda in particolare la realizzazione di un ampliamento di 3 mq dello studio nel primo piano dell’edificio principale. Nel 2014 il Tribunale di Roma mette all’asta il 90% delle quote della “ABC Beach” per fallimento: la vendita è accompagnata, com’è di norma, da un rapporto ovvero dal Testimoniale di Stato che documenta la consistenza del bene in concessione. Per quel report, è tutto in regola.

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L’ingresso del Salus sigillato per l’avvenuto sequestro

Da quel momento iniziano le peripezie. La Procura revoca il condono concesso per quei 3 mq di difformità e non solo. A novembre scorso la nuova proprietà, divenuta ormai costituita da un unico socio al 100%, riceve un avviso di decadenza per 50 difformità. Si tratta di fiorere spostate di punto, di uno scivolo per disabili realizzato davanti a un bagno, di una tettoia di 2 mt per 3, di un campo di calcetto di 16 mq dietro la cabina Acea e di altre piccole variazioni. Nessun aumento di cubatura viene contestato e, comunque, il concessionario del Salus rimuove tutte le difformità indicate.

Ricorso non accolto

Il 15 marzo, come già descritto, avviene il sequestro dei locali del bar e dei ristoranti. Per la Procura della Repubblica pure se il Tribunale civile sezione fallimentare ha venduto la concessione, gli abusi di 28 anni fa rappresentano un onere a carico del nuovo concessionario. E qui si verifica un secondo incredibile misfatto giuridico. Il nuovo concessionario presenta ricorso al Tribunale del Riesame per dimostrare di essere in buona fede, di non essere responsabile dell’abuso del 1994 e di aver rimosso le difformità contestate. Il tribunale, però, non accoglie il ricorso: pur essendo l’attale concessionario, infatti, i giudici non lo riconoscono come terzo danneggiato. Per la giustizia, il ricorso l’avrebbe dovuto presentare il concessionario del 1994 che ormai non c’è più.

Il risultato finale è che bar, gelateria e ristoranti del Salus (incluso il Soul & kitchen) resteranno chiusi per tutta l’estate e che da oggi 35 dipendenti resteranno a casa senza un posto di lavoro.

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