Roma, maestre prendono in giro bimbo autistico in una chat whatsapp

Le docenti sarebbero addirittura state contente che il bambino, 6 anni, avesse contratto il covid per non averlo in classe

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Roma: un bimbo autistico è stato deriso in una chat whatsapp appositamente creata dalle sue maestre per prenderlo in giro e commentare beceramente tutto ciò che lo riguardava.

Le docenti sarebbero addirittura state contente che il bambino, 6 anni, avesse contratto il covid per non averlo in classe

L’episodio vergognoso stride ancora di più dato che questo mese di aprile è stato denominato dalla regione Lazio “Aprile Blu”, dove ci saranno in tutto il territorio incontri per parlare con le famiglie e dispensare consigli utili per i bambini affetti dalla sindrome dello spettro autistico.

Le docenti, che avrebbero dovuto aiutare il bimbo, 6 anni, a crescere, erano proprio quelle che lo soprannominavano “ansia” e che erano contente che avesse contratto il covid per non vederlo a scuola per qualche giorno.

L’incommentabile sequela di orrori è stata scoperta grazie alla segnalazione di una operatrice educativa per l’autonomia che aveva accesso ai messaggi.

La madre commenta così l’accaduto “Quando lessi quelle cose rimasi di sasso, incredula, esterrefatta ed andai immediatamente a scuola per chiedere spiegazioni ma l’insegnante di sostegno, anche lei presente nella chat, non mi diede alcuna risposta in merito”.

A dare risalto  all’accaduto è stata l’associazione a tutela dei disabili “La Battaglia di Andrea”. La mamma ha denunciato il tutto proprio alla associazione che si è schierata in sua difesa

La genitrice rincara la dose spiegando: “Non mi do pace perché mio figlio è l’unica parte lesa di questa vicenda e per queste prese in giro sta soffrendo le pene dell’inferno, è distrutto psicologicamente”.

Non lo volevano in classe, le docenti, che scrivevano messaggi come “Domani ci tocca lui, dobbiamo aiutarci l’un con l’altra” ed erano “Felicissime quando ha contratto il coronavirus, sempre leggendo quello che si scrivevano, c’era chi pubblicava emoticon con il sorriso ed erano contente di andare al lavoro perché mio figlio non era presente”.

Cosa ancor più grave, il fanciullo non ha più voluto tornare a scuola dopo queste vessazioni e la famiglia si è ben guardata dal portarcelo, almeno fino a quando la vicenda non assumerà contorni ancora più chiari e le responsabili, tutte, saranno punite.

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