Civitavecchia, per l’omicidio di Inirida resta indagato il marito: domani l’autopsia

La soluzione del giallo di Inirida dall'autopsia: domani l'incarico a una equipe di medici legali; la procura procede per omicidio volontario

Per la procura si è trattato di un omicidio, anzi di un uxoricidio, per il marito un suicidio. Sarà l’autopsia a dare la risposta cruciale sulla morte di Inirida Roa Sierra, la 44enne di origine veneziana trovata morta in casa, una villetta di Civitavecchia, con un sacchetto di plastica sulla testa.

La soluzione del giallo di Inirida dall’autopsia: domani l’incarico a una equipe di medici legali; la procura procede per omicidio volontario

Era il primo aprile e a dare l’allarme proprio il marito della donna, 73 anni, un ex ferroviere in pensione, subito sospettato di omicidio, interrogato a lungo e poi rilasciato. Domani il pm Katia Marino incaricherà formalmente una equipe dell’istituto di medicina legale de La Sapienza per l’esecuzione dell’esame. Al lavoro i medici legali Luigi Cipolloni e Benedetta Baldari. La procura ha disposto anche esami tossicologici.

La donna era stata trovata morta con un sacchetto in testa nell’appartamento della coppia al civico 25 di via fratelli Cervi, a Civitavecchia.

Il marito resta l’unico sospettato: indagato per omicidio

Secondo  l’ipotesi investigativa iniziale qualcuno dopo aver ucciso la donna, madre di due figli, ne avrebbe inscenato il suicidio. E i sospetti si sono concentrati sul marito, che però dopo una decina di ore di interrogatorio, senza mai contraddirsi, ha chiarito la sua posizione. Per l’uomo, infatti, non è scattata nessuna misura cautelare, ma è uscito dal commissariato di polizia di Civitavecchia comunque come l’unico indagato della vicenda. La procura gli contesta l’omicidio volontario.

A far scattare l’allarme era stato proprio l’ex ferroviere.  In mattinata aveva allertato con una chiamata la polizia sostenendo di aver trovato la moglie morta con un sacchetto di plastica in testa e con alcuni tagli sulle braccia. Anche lui era ferito, ma assistito dal proprio legale l’avvocato Anna Maria Guerri, ha precisato che si sarebbe procurato le ferite spaccando una finestra preoccupato dal fatto che la moglie non rispondeva. “Ho provato anche a togliere il sacchetto ma era già morta”, ha spiegato l’uomo. Eventuali tracce di impronte quindi sarebbero giustificate dal tentativo estremo di salvare la donna, secondo la ricostruzione del sospettato.

In passato i coniugi avevano avuto rapporti molto tesi ma la donna avrebbe deciso di tornare a vivere con il marito nel tentativo estremo di ricomporre la famiglia: proprio a causa delle tensioni i due figli della coppia infatti erano stati affidati a una casa famiglia. Il marito ha anche riferito che sua moglie era in cura a un Centro di salute mentale e che di recente aveva, su indicazione dei medici, cambiato cura dimezzando i farmaci.

“L’iscrizione nel registro degli indagati al momento è solo un atto d’obbligo”, spiega il difensore dell’ex ferroviere, “Un atto dovuto perché il marito è stato l’unico a rinvenirla. Bisognerà anche accertare se la donna abbia assunto barbiturici”.

canaledieci.it è su Google News:
per essere sempre aggiornato sulle nostre notizie clicca su questo link digita la stellina in alto a destra per seguire la fonte.

Roma, spazzatrice Ama in fiamme in centro: ipotesi dolosa