Nuovo Ponte della Scafa: la stazione appaltante cioè il Comune di Roma continua a non rispondere ad Anac Autorità nazionale anticorruzione, rischiando sempre più un danno erariale. E’ Labur a far emergere questa lacune nelle ultime ore, insieme ad altre questioni di natura amministrativa oltreché tecnica sulla gestione dell’opera. I dettagli nella relazione degli esperti.
Nuovo Ponte della Scafa, Labur: “Il problema ora è anche amministrativo su fondi ed espropri”
Il nuovo Ponte della Scafa, una strada regionale che ad un certo punto diventa dello Stato con la conseguente gestione di Anas e l’impossibilità – vietata dalla legge – di utilizzare denaro comunale e regionale per l’opera che ancora oggi fa parlare di se.
Dall’avvio della progettazione del nuovo Ponte della Scafa ancora non ci sono certezze sui tempi e sui costi della sua realizzazione. Per questo motivo Anac aveva chiesto lumi alla stazione appaltante dell’opera, il Comune di Roma che ancora dal primo sollecito non ha dato segnali.
Ad occuparsi con attenzione di questa e di altre questioni collegate all’opera è stato fin da subito Labur, Laboratorio di Urbanistica civica, grazie al quale è possibile fare un punto della situazione attuale:
“Con l’apertura del fascicolo n° 2367/2019 a seguito di esposto di LabUr – Laboratorio di Urbanistica, l’ANAC ha emesso la Delibera n. 849 del 21 dicembre 2021 con cui aveva strigliato il Comune di Roma per come ha condotto tutta la questione tecnica del progetto del Nuovo Ponte della Scafa – spiegano -. Ma l’aspetto tecnico però, non è l’unico ad avere gravi problemi. Lo è anche quello Amministrativo che i presidenti di Commissione del PD, Antonio Stampete ai LL.PP., e Giovanni Zannola alla Mobilità, fingono di non vedere continuando a prendere per i fondelli i cittadini e parlando di fondi per il Giubileo”.
Con istanza da inviata dal Labur alle Presidenze del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Protezione Civile, a dicembre 2021, avente per oggetto la verifica amministrativa circa l’effettiva competenza di Roma Capitale nella realizzazione del Nuovo Ponte della Scafa, in funzione dell’assenza di proroga nel 2013 dello stato di emergenza cessato in data 31 dicembre 2012, era stato appurato che nel caso di specie, Roma Capitale, era l’ente ordinariamente deputato alla gestione delle politiche relative alla mobilità nella posizione del commissario cessato.
Questo significava anche, sostanzialmente, che tutte le migliaia di deroghe di cui godeva l’iter dell’appalto del Nuovo Ponte della Scafa sono cessate perché decadute:
“Dunque – continuano – la stazione appaltante è ancora il Comune di Roma, ed ecco perché giustamente, l’Ing. Paola Tripodi dell’ANAS si è trovata in difficoltà nelle scorse settimane nel dire se il Nuovo Ponte della Scafa si farà o meno. ANAS non è infatti mai stata invitata in conferenza dei servizi e soprattutto perché non è chiaro come verrà inserito il sedime del Nuovo Ponte della Scafa all’interno della SS296. Il problema non riguarda solo il ponte infatti, ma anche le rampe e della viabilità secondaria – spiegano i tecni di Labur”.
A questo punto a chi appartiene questo ponte? Chi lo gestirà? A questa domanda nessuna risposta da parte del Comune di Roma. Quel che sappiamo di certo, è che il Nuovo Ponte della Scafa non è quindi più opera di protezione civile, e le migliaia di deroghe non esistono più, ma soprattutto è decaduto il traffico, considerato ora questione di ordinaria amministrazione per il Sindaco della Capitale.
I costi del Ponte sono aumentati a dismisura e i dieci anni dagli espropri sono passati
“I costi del Ponte sono aumentati a dismisura neanche immaginiamo quanto leviteranno a seguito delle sanzioni economiche conseguenti agli eventi di guerra – aggiunge Labur -. La domanda è quindi sempre la stessa, “chi paga”? In via ordinaria, come è ora, è fatto divieto di utilizzare fondi comunali e regionali per opere statali. Ed è qui che si insinua la propaganda dei due consiglieri del PD: usare i fondi del Giubileo per coprire la maggiorazione dei costi. Il tempo per rispondere all’ANAC però non lo trovano”. (Leggi qui)
Oltre ad aver fatto male il progetto preliminare e quello definitivo, come evidenziato anche dalla delibera ANAC, il Comune di Roma chiede alla società che ha vinto l’appalto (Italiana Costruzioni) di aiutarla a fare il progetto esecutivo sulla base di un progetto nato male “occultando opportunamente la questione amministrativa dal dibattito”.
Per altro, sulla base di quel progetto definitivo, si è provveduto a fare degli espropri di aree private in nome della pubblica utilità, con l’obbligo di legge di completare l’opera entro i 10 anni, cosa non avvenuta.
Questo potrebbe genererà una serie di cause sia da parte di coloro a cui è stato espropriato il terreno a prezzi di mercato di allora e che oggi valgono molto di più, sia da parte di chi ha subito un’occupazione temporanea dell’area che potrà dunque retrocedere. Chi paga? I cittadini.
A conclusione di tutta la serie di anomalie, sempre Labur evidenzia un altro non marginale problema:
“I milioni di euro impegnati dalla Regione Lazio sono vincolati e passano attraverso l’avvallo di una Commissione che però non ha mai ricevuto il progetto esecutivo e dunque di fatto i soldi non potrebbero più essere vincolati. Quello che quindi ci stanno dicendo i due presidenti di commissione in quota PD, Stampete e Zannola, è semplicemente che il Nuovo Ponte della Scafa bisogna tenerlo in piedi almeno sulla carta, anche se probabilmente non si farà mai“.
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Ponte della Scafa, l’Autorità Anticorruzione Anac richiama il Comune di Roma