Crisi della piccola pesca in Italia. Fao: “Acquacoltura sostenibile è il futuro”

2022 anno della piccola pesca e dell'acquacoltura, FAO: "Allevamento sostenibile per salvare il mare". Ma intanto è stop del comparto pesca per il caro-benzine

Roma: la domanda di prodotti ittici a livello mondiale è in continuo aumento, tanto che l’ONU ha stimato fino al 2030, un aumento annuo della domanda di prodotti di oltre 40 milioni di tonnellate. Per soddisfare questa richiesta non sarà più possibile basarsi solo sul pesce di cattura ed ecco pertanto la necessità di fare il punto sull’acquacoltura a livello mondiale e nel nostro paese. I dettagli.

2022 anno della piccola pesca e dell’acquacoltura, FAO: “Allevamento sostenibile per salvare il mare”. Intanto è stop del comparto pesca per il caro-benzine

Nell’anno FAO della piccola pesca e dell’acquacoltura, il messaggio dell’organizzazione intergovernativa arriva forte e chiaro a quanti avessero ancora qualche remora circa il consumo del pesce d’allevamento: L’acquacoltura, soprattutto se condotta in modo sostenibile, è fondamentale per il futuro e per salvare il mare dall’impoverimento”.

Uno sdoganamento psicologico questo, che in Italia appare un po’ un falso problema, considerando che in questo tipo di produzione siamo, o meglio, eravamo prima della pandemia, il quarto paese europeo con 1700 imprese che allevano ben 25 specie e in particolar modo trote, orate, cozze e spigole, che producono oltre 150mila tonnellate di pesce annue, per un valore di oltre 450milioni di euro.

I numeri nazionali sembrerebbero quindi non destare preoccupazione circa il futuro e i propositi annunciati e suggeriti da FAO, ma in realtà c’è ancora tanto da lavorare in Italia per quanto riguarda l’allevamento, visto che ben tre quarti dei prodotti ittici consumati nel nostro paese arrivano dall’estero.

Dall’Associazione piscicoltori italiani, arriva per questo la richiesta di uno sportello unico per l’acquacoltura, visto che al momento l’attività ricade sia nell’ambito della pesca che dell’agricoltura:

“Serve uno sforzo di sistema – ha dichiarato il direttore Andrea Fabris al quotidiano economico Sole 24ore – è necessario che venga costituito uno sportello unico per l’acquacoltura, visto che al momento quest’attività ricade sia nell’ambito della pesca che dell’agricoltura, e che vengano semplificati gli adempimenti burocratici, con meno autorizzazioni, regole armonizzate tra le regioni e tempi più brevi, visto che oggi per ottenere una licenza servono 30-36 mesi”.

Dallo snellimento della burocrazia, all’individuazione di nuove aree dove installare i nuovi impianti, con le caratteristiche per un’acquacoltura sostenibile indicate dalla Ue nel piano 2021-2030, tutto deve muoversi insomma, nella direzione di coprire una gap ancora piuttosto consistente nella produzione del pesce di allevamento, anche se compensato dalla qualità e il controllo.

Dal 2020 infatti, quando l’acquacoltura sostenibile è stata inserita nel sistema di qualità nazionale zootecnica, è stato avviato il progetto Acquacoltura Sostenibile, per rendere più competitiva la filiera attraverso il miglioramento della qualità e del valore dei prodotti. A gennaio di quest’anno l’ultima versione modificata del disciplinare produttivo, finanziato dal Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca, riguarda la filiera di ben 20 specie, tra pesci e molluschi.

Sul fronte della piccola pesca invece – pur considerato un settore in via di espansione – non non possiamo non considerare la curva in discesa che già dal 2010 al 2019 (anno pre pandemico), ha fatto registrare un calo del 15,7 per cento.

il problema del caro gasolio è ora l’altro toro da prendere per le corna che non consente più di sostenere l’attività. Portando l’Associazione produttori Pesca, a comunicare la presa decisione dello sciopero generale di una settimana a cui ha aderito l’80% delle marinerie italiane (leggi qui).

Domani le associazioni di categoria saranno a Roma per un incontro al Ministero, per chiedere di far entrare il comparto della pesca tra quelli che vedranno un sostegno nel prossimo Decreto.

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