Sanità

Dieta veg, l’esperta: “Si, ma consapevole e con l’aiuto di un nutrizionista”.

Dieta vegana o vegetariana? L'esperta: "Attenzione a cosa togliere dalla dieta e come rimpiazzare il buco nel fabbisogno nutrizionale"

Dieta veg, ovvero vegetariana o vegana, ormai se ne conosce bene la differenza e quali alimenti sono esclusi nell’una e nell’altra. Meno noti invece, sono i rischi legati ad una gestione sbagliata delle limitazioni alimentari, e di cosa comportano per l’organismo. Abbiamo chiesto all’esperta nutrizionista Federica Razzi, qual è l’approccio giusto a favore della salute.

Dieta vegana o vegetariana? L’esperta: “Attenzione a cosa togliere dalla dieta e come rimpiazzare il buco nel fabbisogno nutrizionale”

“Partirei con il parlare della diete vegetariana che a mio avviso è diventata una sorta di moda – spiega la dottoressa nutrizionista Federica Razzi – che è andata via via aumentando soprattutto negli ultimi periodi. Una moda che però cavalca anche il tema della prevenzione, collegata ad un tipo di educazione sociale e culturale che parla, oggi più di ieri, di prevenzione a tavola. I cibi che in particolare sono stati in qualche modo additati, – specifica la nutrizionista – e rappresentati come degli alimenti che possono aumentare i fattori di rischio di sviluppare patologie, tra cui i tumori, e che dovrebbero essere assunti in modo limitato, sono le proteine della carne e del latte vaccino”

In considerazione di questi limiti, una dieta vegana che esclude completamente ogni alimento proveniente dal mondo animale, quindi non solo la carne e il pesce ma anche latte e latticini, che sono proteine comunque nobili dal punto di vista nutrizionale, annulla tutta una serie di rischi legati al concetto di prevenzione di patologie croniche. Quello che vale per carne e latticini, non riguarda necessariamente il pesce:

Tengo a sottolineareprosegue la Razzi – che essenzialmente le proteine della carne e del latte vaccino, sono quelle che solitamente vengono coinvolte nel discorso di attenzione da un punto di vista di prevenzione. Ben diverso il discorso per le proteine del pesce, che ad oggi ancora non hanno dimostrato una netta correlazione tra apporto e sviluppo di patologie”

Cosa comporta per il vegano l’esclusione delle proteine “buone”?

L’essere vegano, escludendo le proteine del pesce “buone”: Rischia di essere un po’ troppo falciante per tutta una serie di eventuali carenze che possono intervenire a livello alimentare” spiega la nutrizionista.

Sappiamo che ci sono diverse modalità di approccio a questo tipo di esclusione di alimenti: c’è il veganesimo che come sappiamo esclude tutte le proteine del latte e della carne, ma ci può essere anche il vegetarianesimo, che mantiene latte e uova. In alcuni casi, tolte anche le uova, invece si parla di regime latto-vegetarianesimo.

Premesso ciò, è quindi importante dire, che una scelta vegana, quindi particolarmente selettiva “Può comportare delle carenze che se non ben gestite possono essere anche molto pericolose” allerta la Razzi.

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E’ necessaria la conoscenza del mondo alimentare

Se si escludono tutti gli alimenti di origine animale – tra questi ad esempio anche il miele -, bisogna avere piena consapevolezza del mondo alimentare, perché non è affatto semplice sostituire le proteine nobili. Il vegano cioè, deve essere una persona che si informa attraverso una figura di riferimento, (nutrizionista o medico dietologo), che abbia capacità e referenze per dare consigli in questo senso.

Il rischio come evidenziato dalla nutrizionista è che se si toglie ma non si sostituisce con qualcosa, rimane un buco in un fabbisogno nutrizionale. E ci si salva solo con la consapevolezza, la conoscenza e la richiesta d’aiuto, la capacità di inserire degli alimenti sostitutivi delle proteine nobili, cosa che però richiede un fattore oggi scarsamente presente: il tempo“.

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Il tempo da dedicare all’alimentazione

E’ indubbio che non abbiamo più tempo da dedicare all’alimentazione, In generale non si ha più tempo per fare ciò che ci piace, per cui spesso in secondo piano va a finire proprio la cura di sé.

Se non si ha tempo da dedicare, è difficile portare avanti un protocollo vegano che sia completo e corretto. Occorre infatti tempo, per andare a cercare alimenti che vanno a sostituire le proteine nobili e tempo ci vuole per cucinarli. Se da una parte è rapido mettere un hamburger in padella, molto più complicato è gestire tofu, seitan, se non si ha tempo di organizzarsi.

Quindi si alla dieta vegana, ma: In modo consapevole e chiedendo aiuto ad un nutrizionista o dietologo. Una figura di riferimento che possa elaborare correttamente una dieta per evitare importanti carenze proteico-vitaminiche e mineraliconclude l’esperta.

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