Un giovane adulto potrebbe aumentare la propria aspettativa di vita di 10 anni cambiando la propria dieta da una tipica occidentale a una con più legumi, cereali integrali, noci e meno carne rossa e lavorata. A dirlo è uno studio dell’Università norvegese di Bergen pubblicato su Plos Medicine (clicca qui per leggere la ricerca).
Per i giovani adulti il modello stima che un cambiamento prolungato del regime alimentare, a partire dai 20 anni, aumenterebbe di oltre un decennio la durata vita. Il risultato sarebbe ottenuto mangiando più legumi, cereali integrali, e frutta a guscio, meno carne rossa e carni meno lavorate. Il passaggio a una dieta di questo genere, a 60 anni, potrebbe comunque aumentare l’aspettativa di vita di circa 8 anni. Gli 80enni, invece, potrebbero guadagnare una media di 3,4 anni.
Per le persone anziane, i guadagni previsti per l’aspettativa di vita da questi cambiamenti nella dieta sarebbero minori ma comunque sostanziali. Il modello che è stato sviluppato dai ricercatori è disponibile anche come strumento online con il Calcolatore Food4HealthyLife (clicca qui).
La ricerca del modello alimentare
“Un cambiamento dietetico sostenuto può dare sostanziali guadagni di salute per le persone di tutte le età sia per cambiamenti ottimizzati che fattibili – scrivono i ricercatori che proseguono – Si prevede che i guadagni siano maggiori quanto prima vengono avviati i cambiamenti dietetici nella vita. Il calcolatore Food4HealthyLife potrebbe essere utile per medici, responsabili politici e laici per comprendere l’impatto sulla salute delle scelte dietetiche.
Sulla base di meta-analisi e dati dello studio Global Burden of Disease (2019), abbiamo utilizzato la metodologia della tabella di vita per stimare come cambia il LE con cambiamenti sostenuti nell’assunzione di frutta, verdura, cereali integrali, cereali raffinati, noci, legumi, pesce, uova, latte / latticini, carne rossa, carne lavorata e bevande zuccherate. Presentiamo stime (con intervalli di incertezza del 95% per una dieta ottimizzata e una dieta di approccio di fattibilità.
Una dieta ottimale aveva un apporto sostanzialmente più elevato rispetto a una dieta tipica di cereali integrali, legumi, pesce, frutta, verdura e includeva una manciata di noci, riducendo al contempo carni rosse e lavorate, bevande zuccherate e cereali raffinati. Una dieta di approccio di fattibilità era un punto intermedio tra una dieta ottimale e una tipica dieta occidentale.
La metodologia fornisce stime della popolazione in base a determinate ipotesi e non è intesa come previsione individualizzata, con limitazioni dello studio che includono l’incertezza del tempo per ottenere effetti completi, l’effetto di uova, carne bianca e oli, variazione individuale dei fattori protettivi e di rischio, incertezze per lo sviluppo futuro di trattamenti medici; e cambiamenti nello stile di vita”, concludono i ricercatori.
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