Legambiente: “Roma in grave ritardo sulla mobilità ecosostenibile”

Legambiente: "La Capitale precipitata in un deficit strutturale e culturale su trasporti e utilizzo dello spazio urbano"

Roma: nella prima edizione del rapporto Legambiente che fotografa la condizione della mobilità pubblica e privata nella Capitale, la nostra città è risultata ancora piuttosto indietro nel percorso verso una mobilità sostenibile. I dettagli.

Legambiente: “La Capitale precipitata in un deficit strutturale e culturale su trasporti e utilizzo dello spazio urbano”

Roma è tra le più grandi città italiane, quella con il peggior tasso di motorizzazione. I tram più vecchi, meno km di metropolitana e spazio pedonale per ciascun abitante bassissimo, sono solo alcuni degli aspetti che Legambiente ha esposto oggi, con dati alla mano, durante la prima edizione di Ecosistema Mobilità Roma 2022, nella Sala della Piccola Protomoteca in Campidoglio, delineando per la Capitale, un quadro estremamente negativo circa l’aspetto mobilità ecosostenibile.

Lo studio Legambiente, piuttosto dettagliato su dati rilevanti in termini di vivibilità urbana, su qualità dell’aria e superamenti dei valori massimi consentiti di PM10, ci vede pericolosamente in testa con il più alto tasso di Motorizzazione con 62 auto immatricolate ogni 100 abitanti, ma anche un calo dell’offerta di servizio pubblico.

A Roma il trasporto metropolitano più breve

Dall’analisi dei dati, e considerando il numero medio di viaggi su mezzi pubblici per ciascun abitante ogni anno, è stato evidenziato ad esempio che si passa da 513 a 328 tra il il 2015 e il 2020 con un calo netto avvenuto tra 2016 e 2017, una situazione se non strettamente legata, sicuramente molto ha a che fare con il trasporto metropolitano romano, che si attesta con soli 60 km, tra i più brevi rispetto alle altre grandi città italiane e europee e per altro malfunzionante.

Ancora oggi, mentre facevamo il punto della situazione trasporti, una cittadina ha scritto alla nostra redazione, affidando a poche righe il suo sfogo con una descrizione più che esaustiva di una linea per altro centrale della città:

“Sono una cittadina di Ostia ma lavoro a Roma tutti i giorni, e non posso che rilevare purtroppo un grosso disservizio della metro B1 di viale Libia, pur essendo una struttura abbastanza nuova se paragonata alle altre stazioni. Innanzi tutto percorrendola, ci sono vari secchi ricolmi di acqua dovuti sicuramente a qualche perdita nel soffitto ( cosa non civilmente accettabile). La cosa però che reputo più grave, è che si tratta di una stazione di 6 piani sotto terra dotata di 6 ascensori e due scale mobili in salita e discesa per ognuna più scale normali, ma da parecchi mesi funzionavano solo due ascensori e nemmeno sempre. La cosa è peggiorata dal giorno di Natale, da quando cioè, tutti gli ascensori sono fuori uso e altrettanto le scale mobili per scendere e una scala mobile per salire. Un situazione indecente, se pensiamo ad invalidi anziani e comunque a tutte le persone che prendono la metro a tutte le ore, carichi di spesa o valigie”.

I tram romani poi, hanno tutti più di 15 anni, con una età media di oltre 34 anni ciascuno, e la condizione delle 3 linee ferroviarie (ex concesse) è davvero terribile. In tal caso il solito premio Caronte, aumentato di altri criteri che ce lo fanno conservare senza rivali, resta sempre abbinato alla Roma Lido, ormai al disarmo.La linea è passata da oltre 20 convogli viaggianti ai 3 di questi giorni (leggi qui).

Sulla Roma Nord non se la passano meglio i viaggiatori, che nell’ultimo biennio hanno trascorso giornate infernali con punte di 100 corse saltate su 190 previste; a seguire poi la Roma-Giardinetti, il tranvetto della Casilina, che da Agosto 2015 non fa servizio per 3 km tra Centocelle e Giardinetti, dei 9 km complessivi del suo tracciato, lungo il quale far muovere il bus sostitutivo costa alla collettività più del doppio rispetto a quanto costerebbe la riattivazione dell’intera tratta su un binario che c’è; per la ciclabilità romana poi si registrano 131 cm di ciclabile ogni 100 abitanti.

Pedonalizzazione bloccata nella città italiana dov’è nata

Tra i peggiori dati però, c’è quello riguardante le pedonalizzazioni. Nella capitale la superficie pedonale per ogni abitante è pari a una mattonella quadrata con 42 cm di lato e l’ultima grande pedonalizzazione risale al lontano dicembre 1998 quando, anche grazie alle battaglie ambientaliste di Legambiente, venne decretato lo stop al traffico di Piazza del Popolo, poi niente più. Un assurdo se consideriamo che a Roma è nata la prima pedonalizzazione italiana tra Colosseo e Arco di Costantino.

“Per Roma – ha spiegato Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio servirebbe una poderosa Cura del Ferro con tram, ferrovie urbane e mai più un passo indietro sull’ampliamento indispensabile della rete di Metropolitane; serve un trasporto pubblico completamente elettrico; serve l’ampliamento delle ZTL, l’allontanamento graduale ma incisivo delle auto dalle aree centrali e più sensibili a partire dai motori diesel, la ciclabilità e la nuova micromobilità elettrica da incentivare e mettere in sicurezza, preferenziali lungo ogni asse stradale, strade e piazze scolastiche attorno a tutti gli oltre duemila istituti. Il tutto anche secondo l’approccio Vision Zero alla base del nuovo programma europeo di riduzione delle vittime da incidenti stradali“.

La conseguenza evidente di una mobilità romana tutt’altro che sostenibile, oltre a uno spazio pubblico invaso ovunque dalle auto, è chiaramente la qualità dell’aria.

Tutti i dati medi di Polveri Sottili (PM10 e PM 2,5) e Biossido di Azoto (NO2) sono oltre i limiti per la salute (leggi qui) e, considerando il 2021 appena terminato, sono stati 37 i giorni di superamento delle PM10 alla peggior centralina ARPA su Via Tiburtina (oltre il limite di 35 giorni consentiti).

Ancor peggio sono le medie di PM10 e NO2 per il 2021 (dati resi noti oggi da Legambiente su fonte ARPA Lazio): in 12 centraline di monitoraggio su 13 la media annua di NO2 è oltre i 10 ug/m3 (microgrammi per metro cubo di aria) nuovo limite indicato dall’OMS come soglia oltre la quale il biossido di azoto diventa pericoloso per la salute e che sarà il limite al quale la legislazione nazionale si dovrà adeguare nei prossimi anni.

L’unica centralina nei limiti e quella di Castel di Guido, ben lontana dal traffico intenso del centro urbano, non a caso forse, dal 2017 nella riserva ha fatto nuovamente la sua comparsa in modo stabile il lupo (leggi qui).

L’NO2 è un gas irritante per l’apparato respiratorio che porta anche a gravi problemi polmonari e che viene prodotto maggiormente dai motori diesel. Per le PM10 invece, sono addirittura tutte le 13 centraline a superare il nuovo limite di concentrazione media annua di 15 ug/m3 suggerita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, limite anch’esso al quale si dovrà adeguare la normativa nazionale.

Per scaricare il rapporto completo di Legambiente è possibile inquadrare il QR Code (in basso)

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