E’ più che una provocazione alla disobbedienza civile. Chi ha affisso quel cartello, pur sapendo che nel negozio non è obbligatoria l’esibizione del green pass, protesta apertamente verso quella che considera una “discriminazione”. Anzi, un crimine pari a quelli compiuti dai nazisti giudicati a Norimberga.
Sul muro di una lavanderia è stato affisso un cartello provocatorio contro il green pass. Per ora in quell’esercizio non è richiesto
“No green pass” è la scritta che campeggia in uno stampato affisso sul muro di una lavanderia a gettoni di Ostia, ai lati delle due porte d’ingresso. Va specificato che il green pass non è richiesto nella lavanderia e nei negozi in generale (salvo che nei bar e nei ristoranti) di una regione che si trovi in zona bianca, gialla o arancione.
Però, quella scritta è emblematica. L’autore, infatti, aggiunge: “In questa attività tutti sono i benvenuti. L’accesso è libero. Né adesso né in futuro verrà fatta discriminazione alcuna verso le scelte sanitarie che ogni libero individuo ha intrapreso in coscienza”.
“Possa il buon senso civico far adottare ad ognuno le giuste accortezze per tutelare se stessi e gli altri” conclude l’avviso.
Il riferimento a Norimberga
Nella postilla aggiunta dall’autore a piè di pagina a riferimento della normativa da lui considerata per attuare la decisione, la provocazione diventa esplosiva. Eh già perché si invitano gli scettici “per eventuali chiarimenti” a leggere non solo la Costituzione Italiana ma anche il Codice di Norimberga. Questo codice è un documento del 19 agosto 1947 allegato alla sentenza contro i crimini nazisti e, in particolare, contro le sperimentazioni condotte nei campi di concentramento dai 27 medici tedeschi condannati (7 dei quali alla pena di morte).
Nella sostanza dal Codice di Norimberga deriva l’invito, divenuta legge in molte nazioni, a prevenire abusi della sperimentazione umana e a promuovere la dottrina del consenso informato. In poche parole, l’autore dello stampato di Ostia giustifica la sua scelta di non richiedere il green pass “né adesso né in futuro” perché lo considera un abuso legato alla sperimentazione umana. Quasi come fecero i medici criminali nazisti.