Lettera aperta – Se nella lotta al covid il giornalista “terrorista” si fa i fatti nostri

Mara Azzarelli risponde agli insulti social su inchieste giornalistiche che segnalano illegalità e mancato rispetto delle prescrizioni in fatto di lotta al covid

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Chi ci invita a farci (diciamo così) “i fatti nostri”. Chi ci dice che siamo “terroristi”, “bastardi”, “venduti” e molto altro. Qualche giorno fa con il mio operatore ho realizzato per Canale 10 un servizio mostrando come in molti bar di Ostia la consumazione al tavolo non sia accompagnata da regolare richiesta del Green Pass (leggi qui) come la legge prevede.

Mara Azzarelli risponde agli insulti social su inchieste giornalistiche che segnalano illegalità e mancato rispetto delle prescrizioni in fatto di lotta al covid

La reazione dei no-vax è stata come al solito violenta. Come del resto lo è stata quella di chi ritiene che di Ostia si debba parlare solo bene, perché raccontare quel che non va bene fa male a Ostia. “Fa male a chi ha interesse a mantenere lo stagno sporco per nascondersi e continuare a fare i propri comodi” dico invece io. Ma sinceramente non voglio con questo post nè fare l’elenco degli insulti parlando di me come vittima (perché non mi ci sento e perché non l’ho fatto nemmeno quando scrivevo degli arresti dei narcotrafficanti a pochi metri dalla redazione, figuriamoci per una manciata di individui spaventati dalla scienza e dal progresso) ma piuttosto vorrei invitare la società civile e coloro che hanno il dovere di far rispettare le regole, a fare ciascuno il proprio dovere.

Una pandemia che ci è costata lavoro, sacrifici ma soprattutto 134mila morti merita più impegno da parte di tutti. Se l’inciviltà fa rumore, blaterando sui social e insultando chiunque provi a documentare il mancato rispetto delle regole fra l’altro senza alcuna volontà di sostituirsi alle forze dell’ordine (come dimostrano le immagini occultate dei bar) l’altra fetta di società ha il dovere di non stare a guardare.

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Perché chi ce lo dice che in quei bar non possa entrare prima o poi nostra madre o lavorare nostro fratello? Magari con un contratto precario e quindi senza la possibilità di dire “scusate facciamo rispettare le regole altrimenti è pericoloso anche per noi“. Chi ce lo dice che per colpa di quei bar (certo, non tutti. Ovvio) nei prossimi giorni o mesi non si rendano  necessarie nuove chiusure che provochino danni economici a tutta la categoria e a chi ci lavora?

La stessa reazione feroce al richiamo di “fatevi i fatti vostri” si è scatenata poche ore prima con un articolo della nostra redazione online (a firma del responsabile del sito, Giulio Mancini) che, sulla scorta della denuncia dei medici (leggi qui), aveva denunciato come i due terzi dei malati covid che impegnano i pronto soccorso di Roma fossero no-vax e come questo rendesse ostaggio il servizio d’urgenza ed emergenza sanitaria degli ospedali. Un articolo in cui si spiegava come il medico costretto a curare il no-vax che non si è voluto vaccinare (dunque non quei rarissimi casi in cui per certificate ragioni sanitarie non lo si è potuto fare) venisse sottratto a tutte le altre urgenze: fratture, traumi, incidenti cardiovascolari etc.

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Potrei andare avanti per ore a fare esempi di articoli e servizi sul tema e sugli insulti scaturiti in rete. Ma il senso rimarrebbe lo stesso.

La civiltà e il ritorno alla normalità sono “fatti nostri“. Anzi “fatti di tutti“. E tutti insieme dobbiamo dare un contributo. Noi il nostro lo abbiamo dato.

Mara Azzarelli

L’inchiesta: caffè al tavolo senza mostrare il green pass. Dove succede a Ostia (VIDEO)