Ristoratori del litorale sulle riaperture: “No a discriminazioni” (VIDEO)

Ristoratori e commercianti del litorale lamentano una disparità di trattamento in termini di alleggerimento delle restrizioni anti-Covid rispetto ad altre categorie.

I contagi sono in calo, gli stadi riaprono al 75% e cinema e teatri al 100%. Solo noi rimaniamo con le stesse regole“. Protestano ristoratori e commercianti del litorale che lamentano una disparità di trattamento in termini di alleggerimento delle restrizioni anti-Covid.

Nella settimana delle proteste “No Green Pass(leggi qui) e della manifestazione antifascista indetta dai sindacati a seguito dell’assalto alla Cgil di Roma, anche i commercianti e i ristoratori del litorale tornano a far sentire la loro voce. Lamentano una disparita’ di trattamento rispetto ad altre attività, come stadi, cinema e teatri, in merito all’alleggerimento delle restrizioni delle misure anti-covid che hanno permesso loro di tornare sostanzialmente a pieno regime.

Diminuiscono Rt e incidenza – spiega Massimiliano Mazzuca, presidente associazione Lungomare della Salute di Fiumicino che racchiude la maggior parte della attività della zona – la capienza degli stadi torna al 75% e quella dei cinema al 100%, l’Italia lentamente riprende dimestichezza con la ‘libertà’ ma le attività di ristorazione continuano a essere considerate di serie B. Le restrizioni per noi sono sempre le stesse, come gli ultimi mesi non fossero passati. Come non ci fossero stati passi in avanti nella lotta al Covid. In più l’aumento delle bollette di luce e gas da fronteggiare. Una situazione paradossale che continua a mettere le attività commerciali e imprenditoriali, quelle più colpite dalla pandemia, di fronte a discriminazioni intollerabili.

Alla luce dei dati positivi che abbiamo sotto gli occhi e in vista dell’inverno (non possiamo pretendere che i nostri clienti pranzino o cenino all’esterno a novembre o dicembre) chiediamo al Governo di studiare, in accordo con le attività di ristorazione, allentamenti delle restrizioni mantenendo inalterata l’attenzione, mai mancata, verso i nostri clienti. Siamo assolutamente sicuri di poter garantire gli stessi standard di sicurezza di stadi quali l’Olimpico di Roma che ospitano 50mila persone. Come abbiamo sempre fatto. Negli ultimi due anni i cluster partiti da attività di ristorazione sono pari allo zero. Segno che si tratta di luoghi sicuri. Abbiamo sempre ottemperato ai nostri giusti obblighi. Ora però pretendiamo anche la giusta attenzione“. – conclude Mazzuca.

Per l’ennesima volta i ristoratori sono quella categoria che più ci va rimettere. – aggiunge Valeria Strappini, presidente dell’Ascom Confcommercio di OstiaE’ un anno e mezzo che cerchiamo di adeguarci alle procedure Covid per tentare di rimanere aperti, ma siamo i più penalizzati. L’obbligo del Green Pass è una decisione piovuta dall’alto. Noi non siamo i cultori del Green Pass, ma lo riteniamo il male minore, perché il primo male sarebbe quello di un’altra ondata che comporterebbe nuove chiusure. Siamo a favore della sicurezza sul lavoro. Anche questo però è un problema grande. Nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti, il lavoratore si può assentare un massimo di 20 giorni e può essere sostituito da un altro dipendente. Nelle aziende superiori ai 15 dipendenti questa cosa non c’è e quindi si può assentare fino a fine anno. Che cosa succede? Che è un problema sia per il dipendente stesso che per il datore di lavoro. Quindi l’emergenza sanitaria va ad incidere sull’emergenza economica“. – conclude Strappini.

Servizio di Francesco Ferraro

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