Per la Corte dei Conti l’affidamento della gestione dei chioschi sulle spiagge libere di Ostia in convenzione non solo non ha prodotto un danno erariale ma ha anche comportato “un indubbio vantaggio” per l’amministrazione che ha risparmiato 866mila euro l’anno di spesa.
La Corte dei Conti smonta la tesi del Campidoglio sulla gestione onerosa dei chioschi delle spiagge libere. Assolto dal danno erariale Paolo Cafaggi
E’ il clamoroso contenuto della sentenza 328/2021 della Corte dei Conti che si è espressa l’8 luglio 2021 (atto depositato il 28 settembre scorso) nel procedimento in appello che il Campidoglio ha intentato contro i suoi direttori dell’Ufficio tecnico avvicendatisi a Ostia dal 2007 al 2015.
I fatti
In primo grado Paolo Cafaggi, Aldo Papalini e Stefano Nuti erano stati condannati a rifondere un totale di 100mila euro al Comune di Roma (rispettivamente 45mila, 545mila e 10mila). Veniva imputato loro che nel bando di assegnazione degli otto chioschi di spiagge libere di Ostia del 2014, non avevano richiesto ai gestori canoni demaniali e tassa d’occupazione di suolo pubblico per complessivi 341mila euro (anni dal 2007 al 2015).
A ricorrere in appello è stato il solo Paolo Cafaggi, nel frattempo andato in pensione, assistito dagli avvocati Domenico Tomassetti e Pierpaolo Fiorini. Aldo Papalini è deceduto e Stefano Nuti non avrebbe notificato l’atto.
Il 28 settembre scorso la sentenza. La Corte dei Conti ha stabilito che, relativamente al bando di assegnazione delle spiagge libere di Ostia e rispettivi chioschi, non c’è stato alcun danno erariale. “Il fatto non sussiste” è la formula in sentenza. Gli assegnatari dei punti-ristoro, infatti, come da convenzione con l’amministrazione, avevano saldato in servizi quelle incombenze: assistenza e salvataggio dei bagnanti oltre che pulizia degli arenili in primo luogo. “Gli affidatari sono stati chiamati all’espletamento di un’ampia gamma di servizi di sicura rilevanza pubblica” evidenzia la sentenza. Tra questi anche la “manutenzione ordinaria e straordinaria dei manufatti presenti sull’arenile“. Servizi, tutti, del valore complessivo di 866mila euro l’anno, “conteggio considerato ragionevole e attendibile” dalla Procura della Corte dei Conti. I giudici contabili in sentenza hanno riconosciuto che la condotta di Cafaggi ha prodotto un indubbio vantaggio per l’amministrazione. Non solo: anche in considerazione di una specifica sentenza del Tar, è stato sancito che se il Comune di Roma avesse preteso dai gestori dei chioschi il pagamento di canoni e tassa di occupazione di suolo pubblico, avrebbe compiuto un illecito.
La Corte dei Conti, nell’assolvere Paolo Cafaggi, ha anche condannato il Comune di Roma al pagamento di 4mila euro per le spese di lite sostenute dal ricorrente.
Il senso della sentenza
La sentenza smonta le tesi finora sostenute da più parti circa l’abusivismo, o comunque la non utilità, dei chioschi e del modello di gestione delle spiagge libere in partenariato e fatte proprie dall’amministrazione locale del M5S, che negli anni di governo di Roma ha demolito tutti i chioschi. Con pesanti ripercussioni sulle casse dell’amministrazione municipale che ha ormai raggiunto una spesa di circa due milioni di euro a stagione per garantire i servizi minimi sulle spiagge libere di Ostia.
La nuova sentenza, però, cozza in qualche modo con l’annullamento d’ufficio della gara del 2014 avente per oggetto l’affidamento dei servizi connessi alla balneazione, disposto con determinazione del 9 giugno 2017 per “anomalie e irregolarità commesse nell’ambito degli affidamenti”. Insomma, Cafaggi ha fatto bene a far rientrare sotto forma di servizi l’amministrazione che non ha riscosso oneri concessori e occupazione di suolo pubblico ma (sentenza Tar Sezione seconda del 6 marzo 2019) quei chioschi erano stati illecitamente assegnati. Duole sottolineare, peraltro, che la magistratura non ha indagato un solo politico responsabile delle decisioni imposte agli amministrativi.
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