Il parere – Roma-Lido a mezzo servizio, tutta colpa dei nani

Tutto il quadrante di Ostia levante sacrificata nel servizio ridotto della ferrovia. Salta il collegamento per l’ospedale e per l’università

Roma-Lido porta San Paolo

Praticamente scrivo della Roma-Lido dal mio primo giorno da cronista. Da più di 43 anni, non passa giorno che non mi debba occupare di questa ferrovia maledetta nata nel 1924. Ne sono stato uno delle decine di migliaia di passeggeri, da studente universitario prima e da lavoratore poi. Ne continuo a dipendere, quale convinto assertore della mobilità sostenibile: credo fermamente nel valore degli spostamenti dolci (a piedi o in bicicletta) e, quando inevitabile, nell’uso del trasporto pubblico. Ne sono vittima da giornalista per i suoi continui disservizi e inadeguatezze.

Tutto il quadrante di Ostia levante sacrificato nel servizio ridotto della ferrovia. Salta il collegamento per l’ospedale e per l’università

Ecco perché sono particolarmente inferocito per quello che sta succedendo. Dal 13 settembre la linea si attesterà a Lido Centro, eliminando tre fermate, quelle di Stella Polare, Castelfusano e Cristoforo Colombo (leggi qui). L’Atac, che gestisce la linea, non ha eliminato le fermate di Porta San Paolo e San Paolo Basilica. Manca un numero adeguato di treni per garantire una frequenza di 20 minuti e chiudere le tre stazioni ostiensi significa recuperare intorno ai 7 minuti di percorrenza e quindi mantenere l’orario integro (leggi qui).

Una decisione assunta d’autorità. Come troppo spesso accade in questa amministrazione pubblica attraversata sempre più da venti di autoritarismo, non si è sentito il bisogno di confrontarsi con gli utenti, con le decine di migliaia di passeggeri che ogni giorno salgono a bordo del “trenino”. Ci si chiede perché lasciare attive due stazioni, Porta San Paolo e San Paolo Basilica, già servite dalla metro B, e penalizzare Ostia, tutto il suo quadrante di levante, privandolo del suo collegamento più importante

All’Atac e nelle stanze del Palazzo non sanno, o fanno finta di non sapere, che il taglio comporterà disagi pesanti per chi, per esempio, deve raggiungere l’ospedale “G.B. Grassi”, il Centro Paraplegici CPO, tutte le scuole di Stella Polare (Vega, Segurana, Toscanelli, Quinqueremi, Infermieristico), il Polo natatorio, il Palafijlkam, la facoltà di Ingegneria del Mare all’ex Enalc Hotel, la scuola di formazione alberghiera. Tutti presidi, questi, serviti dalla ferrovia nel tratto “tagliato”.

Non una sola parola nè il minimo sforzo sono stati spesi dall’amministrazione locale per cercare di organizzare al meglio questa emergenza: perché nessuno del Parlamentino municipale ha sbattuto i pugni sul tavolo non solo quando ci si è resi conto che la situazione stava precipitando ma anche adesso che si è trattato di scegliere tra sacrificare San Paolo o Ostia? Dove sono i parcheggi necessari per fronteggiare il prevedibile assalto dei pendolari all’area di Lido Centro?

L’unico pannicello caldo che Atac metterà in campo saranno i bus navetta che faranno la spola da Cristoforo Colombo a Lido Centro in sostituzione del servizio metroferroviario mancante. In epoca di pandemia, con un obbligo di ridurre del 20% la capacità di carico di ogni singolo bus, non pare la risposta migliore. Forse l’unica possibile ma non certo la migliore. L’Atac non ha neanche comunicato quanti saranno questi bus e quale frequenza garantiranno ma è immaginabile che sarà un disastro, com’è ogni volta che si guasta la Roma-Lido e si ricorre a questa soluzione.

Indigna il silenzio del Campidoglio e del X Municipio, suscita rabbia quello della Regione Lazio. A parte gli scambi d’accuse su ritardi nella manutenzione, indifferenza rispetto alle scadenze, lentezze burocratiche negli appalti, nessuno che si esprima sulla soluzione adottata. In tutti questi anni di giornalismo, ricordo le battaglie di comitati di pendolari agguerriti ma anche considerati (il ricordo corre a Silvio Ricci e Marcello Patricolo), gli stanziamenti ottenuti (160 miliardi di lire nel 1986 dal Ministero dei Trasporti) ma anche l’incapacità di spendere i fondi assegnati e l’inadeguatezza degli amministratori chiamati a dare concretezza a quei progetti. E’ pure successo, non molto tempo fa, che il portavoce dei pendolari si sia candidato e sia arrivato nella stanza dei bottoni capitolina, ignorando da quel momento la ragione del suo successo elettorale.

In tutti questi anni ho visto avviare e poi arenarsi i lavori per nuove stazioni (Acilia Sud) e per la ristrutturazione di quelle vecchie (Tor di Valle). Ho letto di progetti per ulteriori nuove stazioni (Malafede e Mezzocammino). Ho annotato il progetto faraonico di un braccio diretto all’aeroporto di Fiumicino. Ma se il risultato è questo, ovvero l’incapacità di gestire il servizio ordinario, quale credibilità possono avere quelle che sono bolle di sapone e sperpero di denaro pubblico?

Nel mare magnum di politici inaffidabili la Roma-Lido ha vissuto un solo momento di gloria: fu quando, allo stremo delle risorse, il Campidoglio decise di dirottare sulla ferrovia del mare 6 treni Caf appena consegnati dall’industria spagnola ma destinati alla Metro A. Altri tempi: il sindaco era Walter Veltroni, il presidente della Circoscrizione Paolo OrneliDavide Bordoni autorevole consigliere comunale. Era il 2007, valore della consegna 54 milioni, e quell’operazione bipartisan rappresentò l’ultimo “acquisto” di treni per la Roma-Lido grazie a personaggi che in termini di sensibilità politica e di capacità di ascolto non si possono che rimpiangere rispetto ai nani di oggi.