Ostia, la storia infinita della foce del Canale dei Pescatori (VIDEO)

Draga nuovamente al lavoro per liberare la foce dalla sabbia che ostruisce il deflusso delle acque e la navigazione

E’ nuovamente al lavoro la draga che deve liberare i fondali della foce del Canale dei Pescatori dalla sabbia che ostruisce il deflusso delle acque e la navigazione dei natanti. La soluzione definitiva del problema, che si ripresenta ad ogni mareggiata, non è stata ancora trovata.

Draga nuovamente al lavoro per liberare la foce dalla sabbia che ostruisce il deflusso delle acque e la navigazione

Gli operai lavorano di notte, sotto la luce delle fotoelettriche, per non interferire con le attività balneari. La sorbona succhia la sabbia dal fondale della foce e, attraverso una breve condotta, la riversa sulle rive di levante, sulla battigia della cosiddetta “Spiaggia blu”, denominazione attribuita all’arenile pubblico ex Med.

Quella stessa sabbia alla prima mareggiata da sud, quindi di scirocco, ritornerà nuovamente nel canale disfacendo come la tela di Penelope il costoso operato dell’amministrazione pubblica. Soldi buttati in mare, verrebbe da dire.

Quella che doveva essere una soluzione definitiva, dunque, non è stata trovata. Ad ogni campagna elettorale i partiti promettono di realizzare il progetto che dovrebbe eliminare in via definitiva il fenomeno che ogni anno fa sperperare decine di migliaia di euro. Spesso per lavori che producono un effetto che dura il breve volgere di settimane.

Tenere libera la foce del Canale dei Pescatori è essenziale non solo per ragioni legate alla sicurezza della navigazione, sia diportistica che per ragioni di lavoro, ma, soprattutto, per questioni di sicurezza idraulica. In estate la riduzione del deflusso delle acque ne comporta il loro ristagno con evidenti problemi igienico-sanitari e di sopravvivenza della fauna ittica. Nella brutta stagione, la resistenza al deflusso delle acque meteoriche e di bonifica, può comportare una ridotta capacità di smaltimento, allagamenti e, persino esondazioni del canale stesso in caso di cedimento degli argini, piuttosto malconci.

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Operai al lavoro di notte per liberare i fondali della foce del Canale dei Pescatori dalla sabbia in eccesso

Il Canale dei Pescatori, al pari della ferrovia Roma-Lido e dell’assetto idrogeologico all’origine degli allagamenti nell’entroterra ostiense, è uno di quei problemi irrisolti del litorale romano. Una delle questioni prigioniere del rimpallo di responsabilità, e, va aggiunto, del lassismo, di due amministrazioni, quella comunale e quella regionale.

Il tratto terminale del Canale dei Pescatori, infatti, essendo classificato come Porto di Quarta classe, è di competenza del Comune di Roma. Ne è dimostrazione il fatto che il X Municipio abbia messo a bando la concessione del porticciolo (leggi qui). Le difesa costiera, invece, è materia sulla quale interviene la Regione.

Laddove cessano le responsabilità di un ente, insomma, iniziano quelle dell’altro. E viceversa. Mai che insieme decidessero di risolvere cronicità che rientrano nella loro sfera di competenze. E mai che la magistratura, contabile o ordinaria, purchè sia, stabilisca di fare luce una volta per tutte sulle mancanze, attribuendo precise responsabilità e sanzioni.

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