Green pass: “I ristoratori non possono chiedere la carta d’identità”. Controlli a campione delle forze dell’ordine

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese chiarisce le competenze di ristoratori e baristi: “Controlli sul green pass, non devono fare i poliziotti”

green pass

Saranno le forze dell’ordine a effettuare controlli a campione nei ristoranti e nei bar per accertarsi dell’identità dei possessori del green pass. Un compito, questo, che non spetta né ai ristoratori né ai baristi.

Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese chiarisce le competenze di ristoratori e baristi: “Controlli sul green pass, non devono fare i poliziotti”

A chiarire un aspetto sul quale gli esercenti hanno manifestato da subito insofferenza, è il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Lamorgese per rappresentare con efficacia il principio, ha proposto un esempio: andare al ristorante con il pass «è come andare al cinema e mostrare il biglietto» e «nessuno pretende che gli esercenti chiedano i documenti, i ristoratori non devono fare i poliziotti» e ci saranno «controlli a campione nei locali insieme alla polizia amministrativa».

Sono 20 milioni i certificati verdi scaricati negli ultimi tre giorni, ovvero dalla sua effettiva introduzione per consumazioni ai tavoli di bar e ristoranti al chiuso, spettacoli, cinema, eventi sportivi e tante altre attività. I titolari degli esercizi dovranno sì controllare il lasciapassare, ma «non potranno chiedere la carta d’identità ai clienti», spiega il ministro dell’Interno specificando che è in via di preparazione una circolare.

Per il ministro «non si può pensare che l’attività di controllo venga svolta dalle forze di polizia. Significherebbe distoglierle dal loro compito prioritario che è garantire la sicurezza». Fonti del Viminale hanno poi comunque specificato che «le forze di polizia sono pienamente impegnate per garantire il rispetto delle regole» in quanto «l’obiettivo primario è tutelare la salute pubblica». Dunque, controlli serrati da parte delle forze dell’ordine anche sul lasciapassare. Parole che rassicurano i gestori dei pubblici esercizi, ma non del tutto. «Apprezziamo le parole del ministro ma è bene che si faccia chiarezza: se qualcuno esibisce un Green pass di un’altra persona e viene scoperto nei controlli a campione della polizia, un barista non può esserne responsabile e rischiare a sua volta una sanzione», sostiene il direttore generale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe) di Confcommercio, Roberto Calugi, che chiede di «modificare la norma o almeno emanare una circolare ministeriale». La circolare del Viminale, che sarà diffusa nelle prossime ore, punterà a stabilire chi potrà chiedere un documento di identità al cittadino.

Non si esclude che a chiedere il documento oltre al pass possano essere – oltre ai pubblici ufficiali, come già accade – i responsabili alla sicurezza (anche privata) degli eventi sportivi, spettacoli e concerti, i titolari di strutture ricettive, gli addetti al controllo nei trasporti e in strutture sanitarie.

I ristoratori saranno comunque tenuti ad una verifica di «congruità» dei dati nel pass rispetto alla persona che si ha di fronte: dunque il sesso e – anche se approssimativamente – l’età. Intanto la risposta del Paese all’introduzione del lasciapassare ha già dato i suoi risultati. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, parla di «numero straordinario», annunciando i venti milioni di pass scaricati negli ultimi tre giorni: «dimostra la sensibilità e la partecipazione dei cittadini del nostro Paese alla lotta contro il Covid», commenta. E la ministra Gelmini aggiunge che tra le persone guarite e quelle che hanno già fatto almeno la prima dose «40 milioni di italiani hanno accesso al green pass».

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