Roma, bimbo cade in un pozzo di cantiere: per fortuna era senza acqua

Bimbo di tre anni cade nel pozzo scoperto di un cantiere in zona Pineta Sacchetti. In tempo i soccorsi per recuperarlo. Ora è ricoverato al Gemelli

A quarant’anni dalla tragedia del piccolo Alfredino Rampi, stamattina l’incidente di un bambino di 3 anni caduto in un pozzo profondo quasi cinque metri in un’area di cantiere, ha messo in allarme la Sala Operativa del Comando di Roma, che alle 11,25 ha inviato a soccorrerlo i Vigili del Fuoco di Montemario (8/A) e gli Usar (TE/4), in via Stefano Borgia al numero 21 nella zona di Pineta Sacchetti. Il bambino è stato recuperato fortunatamente in breve tempo e non è grave, ed è stato trasportato all’Ospedale Gemelli di Roma.

Bimbo di tre anni cade nel pozzo scoperto di un cantiere in zona Pineta Sacchetti. In tempo i soccorsi per recuperarlo

E’ accaduto nella tarda mattina di oggi, in zona Pineta Sacchetti a Roma, in quel cantiere di Via Stefano Borgia numero 21. Il piccolo, evidentemente giocando e riuscendo a sfuggire all’attenzione del papà, è arrivato in prossimità di questo pozzetto scoperto, profondo quasi cinque metri e largo 40cm per 40, è scivolato dentro. A dare l’allarme è stato il papà, che ha contattato subito il Numero unico dell’emergenza 112, e sul posto sono stati inviati 118, Vigili del fuoco e Carabinieri.

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Nella foto il tratto di via Stefano Borgia nr 21 nella zona di Pineta Sacchetti

Per miracolo il pozzo era vuoto d’acqua, ma poteva non esserlo, visto il nubifragio che nei giorni scorsi ha colpito la capitale. Sarebbe infatti bastata la presenza anche solo di un metro d’acqua piovana, perché accadesse un’ennesima tragedia. Per un altro miracolo poi, sembra che le condizioni del piccolo dopo la caduta non siano particolarmente gravi, ed ora si trova al Gemelli di Roma, il più vicino ospedale rispetto al luogo dell’incidente, dove l’ambulanza del 118 lo ha portato di volata appena recuperato dai Vigili.

Sembra incredibile ancora oggi, sobbalzare per incidenti del genere che non dovrebbero accadere. Abbiamo ancora negli occhi una tragedia, quella del piccolo Alfredino Rampi, caduto nel pozzo artesiano di Vermicino, proprio in questi giorni di quarant’anni fa. Era il 10 giugno del 1981, e tutta l’iItalia si stringeva intorno alla sua mamma, in totale e drammatica condivisione collettiva di quei momenti terribili.

Per Alfredino quell’incubo finì il 13 giugno del 1981, e con lui le speranze di 21 milioni di italiani, che da tre giorni seguivano in diretta sulla Rai a reti unificate i tanti tentativi di recuperarlo vivo da quel maledetto pozzo, profondo 80 metri e largo solo 30 centimetri.

Di quella tragedia avvenuta nelle campagne di Vermicino, nei pressi di Frascati, e a cui prese parte con la sua presenza sul posto, anche il Presidente della Repubblica Sandro Pertini nella speranza di poter rivedere, come milioni di italiani, il bimbo uscire vivo da quel buco, la Rai “che sperimentò in quell’occasione un’inedita e infinita diretta sulle tre Reti”, ricorda e ripercorre le tappe di un evento che ha cambiato il modo di raccontare la cronaca, proponendo una serie di iniziative editoriali a partire dall’informazione che ne fu protagonista e testimone, per parlare quarant’anni dopo, di una vicenda che rese evidente l’impotenza dei soccorsi all’epoca, nonostante i mezzi tecnici e il grande cuore dei volontari.

Almeno oggi nel pensiero di Alfredino, possiamo tirare un sospiro di sollievo per questo bimbo di Pineta Sacchetti, soccorso a tempo di record dalle squadre di intervento, gli angeli della nostra città.

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