“Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli, l’omaggio di Canale 10 a William Shakespeare

William Shakespeare moriva il 23 aprile del 1616. Canale 10 ne ricorda l'immensa opera con la visione del film "Romeo e Giulietta" di Franco Zeffirelli

Franco Zeffirelli gira Romeo e Giulietta

Il 23 aprile del 1616, moriva nella cittadina di Stratford-upon-Avon in Inghilterra, il poeta e drammaturgo inglese William Shakespeare. Per questo, Canale 10 gli farà proprio nella stessa data, un omaggio speciale, mandando in onda in prima serata (ore 21.00), l’adattamento cinematografico del regista Franco Zeffirelli, di una delle più popolari e tragiche storie d’amore e di morte di tutti i tempi: “Romeo e Giulietta”.

Venerdì 23 aprile, alle nove di sera, Canale 10 ricorda William Shakespeare, con il film “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli

Una scelta perfetta la rappresentazione di quest’opera, come tante altre certamente sarebbero state, di questo genio della poesia. Ma in questo caso, restituire la parola a questi storici interpreti dell’amore carico di idealismo romantico, vuole esprimere qualcosa in più forse, sulla rivincita dei sentimenti, anche in tempi recenti.

Sentimenti vissuti in lockdown, con il forzato distacco dei giovani innamorati, che hanno dovuto lottare – diversamente da Giulietta Capuleti e Romeo Montecchi –  contro un virus (il Covid), non un nemico familiare quindi,  e nemmeno politico, ma altrettanto difficile da abbattere, solo con la ragione del cuore.

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La locandina di Romeo e Giulietta, film diretto da Franco Zeffirelli

Di questa splendida pellicola, il British Council, l’ente culturale britannico, presentò nel 2016, in occasione dei 400 anni dalla morte del drammaturgo e in collaborazione con Paramount Pictures, il restauro in 4k, organizzando un meraviglioso evento tour Shakespeare Lives, che grazie alla collaborazione con l’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani – ne permise la visione di 14 proiezioni in diverse città italiane.

Franco Zeffirelli che diresse quest’adattamento nel 1968, volle rompere con la tradizione del racconto precedente e chiamò nei ruoli dei protagonisti, il diciassettenne Leonard Whiting e la quindicenne Olivia Hussey, a rendere meravigliosamente autentica l’opera shakespeariana. Narrata da Laurence Olivier e girata in Toscana e Siena per aggiungere quel tocco di rinascimento italiano amato nel mondo, questa produzione italo-britannica fu straordinaria e dirompente, volendo includere scene d’amore e di nudo e chiamando adolescenti ad interpretare il ruolo dei due protagonisti. A tutto questo quadro, si aggiunse anche la splendida colonna sonora di Nino Rota, ad enfatizzare il percorso romantico e fatale dei due amanti.

I personaggi di Romeo e Giulietta appaiono la prima volta in una novella di Luigi da Porta (1485-1529), che riprendeva un soggetto già sviluppato da un racconto del Novellino di Masuccio Salernitano e in seguito ripreso da Matteo Bandello in una delle sue Novelle. Ma è con l’opera di William Shakespeare che la loro storia tragica diventa mito, e vive in uno spazio simbolico a se stante, che si ripropone sempre attuale nella sua autentica purezza di amore adolescenziale.

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Ma nell’opera di Shakespeare, è sempre vivo anche quel sentimento di lotta, contro gli abusi di potere, l’avidità, la tirannia dell’umana vanità, come anche la passiva accettazione e la falsa umiltà che non deve esistere.

Convinto, come affermava lui stesso, che: “non possono esserci lupi senza pecore, né leoni senza cerbiatti”, in questa sua aspra condanna nei confronti di chi esercita il potere, ma anche di chi lo subisce troppo passivamente, siamo certi che William Shakespeare si sarebbe schierato anche al fianco degli attori stremati, che proprio in questi ultimi giorni hanno espresso una viva protesta, con l’occupazione della loro “casa teatro”, il Silvano Toti Globe Theatre di Roma, voluto da Gigi Proietti e dedicato a William Shakespeare. E, per Canale 10, sarà Siria Guerrieri, a documentare in un servizio del TG lo sfinimento di una condizione di inoccupazione, sopportata troppo a lungo, anche oltre il limite della coscienza, per l’emergenza epidemiologica.

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