Secondo il legale del ragazzo accoltellato in via Gismondi si è trattato di un agguato. Applicati a Niccolò 50 punti di sutura
“Niccolò è stato tradito. E’ stato un agguato in piena regola”. Non usa mezzi termini l’avvocato Anna Maria Anselmi, la penalista che difende gli interessi di Niccolò, il 19enne ferito nella rissa verificatasi domenica 28 marzo all’Isola Sacra. Un racconto che esprime la ferocia con la quale il ragazzo è stato assalito e ferito da altri coetanei (leggi qui).
Il giovane ha ricevuto una coltellata ad un braccio ed è stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Grassi di Ostia. La polizia ha identificato quattro giovani, tra i quali anche il presunto accoltellatore (leggi qui).
“Tutto è iniziato all’interno di una stanza privata di un social network in cui il 19enne e altri amici stavano chiacchierando, passando qualche ora in maniera spensierata – è la ricostruzione dell’avvocato Anselmi – Un ragazzo, con un profilo ‘fake’, si è intrufolato ‘abusivamente’, insultando il gruppo. Per evitare strascichi e far finire la questione lì Niccolò, forse ingenuamente, ha chiesto un chiarimento, anche per capire se ci fosse un precedente o magari motivazioni particolari che avevano scaturito quella lite verbale così violenta. Giunto al parco Nicco è stato intercettato ed invitato a un confronto che è avvenuto all’interno di un garage vicino. Una volta sotto però ad aspettarlo c’erano altre 2 persone. Un agguato tre contro uno. Uno dei tre l’ha subito accoltellato, senza farlo nemmeno parlare e ci si rendesse conto di cosa stava accadendo”.
Nel dettaglio, specifica il legale, “Niccolò ha riportato 3 ferite, 1 alla schiena e due al braccio. Dopo le coltellate sono scappati. Niccolò sanguinante è riuscito a risalire nel parco dove si è accasciato a terra ed è stato soccorso. Ha perso molto sangue. I medici gli hanno dovuto saturare le ferite con 50 punti tra interno ed esterno”.
“Purtroppo – conclude l’avvocato Anselmi – queste aggressioni che scaturiscono dai social e finiscono poi in risse sono un fenomeno sempre più diffuso. C’è necessità di contatto tra loro anche a causa delle restrizioni di questo lockdown. Vivono realtà virtuali e si finisce spesso per confondere la fantasia con la realtà“.
Niccolò è il nipote di Michela Califano, consigliere regionale del Pd. “Siamo tutti scioccati – commenta – Niccolò è un ragazzo cresciuto in una famiglia dove i valori morali e i sani principi sono alla base del vivere quotidiano. È il primo di 4 fratelli, con due genitori che lavorano. È stato abituato a prendersi cura dei più piccoli. Studia, è al 5 anno di liceo, vuole fare lo psicologo, segue anche nei compiti alcuni ragazzi, come tutor, che hanno come lui la dislessia e nei fine settimana lavora al banco di frutta e verdura della nonna. Questo è mio nipote. Mai si sarebbe aspettato di andare a un appuntamento del genere e ritrovarsi difronte a una situazione che avrebbe potuto finire in una vera tragedia. È andato in buona fede, talmente tranquillo che ieri ha indossato una maglia, un pantalone e delle scarpe nuove. C’è molto da fare per noi istituzioni in questo senso. I ragazzi sono sensibili, dobbiamo aiutarli. Dare loro gli strumenti per capire la differenza tra ciò che è virtuale e ciò che reale. Che la realtà ha conseguenze, anche tragiche, su tutti. In questa vicenda ci poteva essere un ragazzo innocente morto, ma anche un omicida di appena 19 anni che avrebbe distrutto la sua vita e quella di tantissime persone. Dobbiamo aiutare i giovani a ritarare la loro percezione, dare loro gli strumenti per tradurre una realtà che spesso non hanno a fuoco. E noi istituzioni dobbiamo prenderci questa responsabilità”.
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