Ladispoli, la solidarietà della città permette a un ragazzo di tornare a vedere

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Quella che racconta Riccardo Agresti, il preside della scuola Corrado Melone a Ladispoli, sembra una favola di Natale. Di quelle che riempiono il cuore di commozione e scaldano l’animo, quando fuori è buio e fa freddo. Ma non si tratta affatto di una fiaba: è tutto vero. Quello che è accaduto è una storia reale, concreta, che accende una luce di speranza.

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Ladispoli, una storia di solidarietà e speranza dall’Istituto Melone

L’istituto Melone  ha accolto un ragazzo che, sfuggito alla fame dalla sua terra, è arrivato con la famiglia nella cittadina del litorale italiano. Il giovane però – racconta il preside Riccardo Agresti – pur desideroso di studiare, fa fatica a seguire le lezioni, perché non riesce a vedere la lavagna. Tanto che, spesso, deve alzarsi dal proprio posto per avvicinarsi.

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Riccardo Agresti, il preside della scuola Corrado Melone di Ladispoli

I compagni lo aiutano, il ragazzo è simpatico e gioviale. Una di loro però decide che è il caso di fare di più: racconta la situazione alla madre. La donna scrive allora alla scuola chiedendo di aiutarla, in assoluto riserbo, a donare degli occhiali al ragazzo la cui famiglia non aveva soldi per acquistarne.

I docenti della classe rimangono colpiti dalla situazione. E decidono di unirsi al contributo per l’acquisto degli occhiali, rivolgendosi a uno dei migliori ottici della città e dei dintorni. “Quando si fa del bene, pensano, lo si deve fare nel migliore dei modi: quindi non un ottico qualsiasi, ma il migliore del territorio”, racconta il preside Agresti. La famiglia del ragazzo, inizialmente contraria per senso di orgoglio, dopo le insistenze dei docenti accetta il dono.

E così, il giovane studente di Ladispoli entra in quel negozio illuminato, vicino la stazione, di cui a malapena distingue il disegno stilizzato di un abete natalizio. “Una volta indossati gli occhiali l’albero, per lui quasi irriconoscibile, diviene finalmente visibile, e quel luogo pieno di luci come sempre appare al ragazzo come un luogo pieno di luci di gioia”, continua Agresti.

Il titolare del negozio di luce non vuole un solo centesimo, anzi “chiarisce che quelle luci erano le luci di sempre, quelle che desiderava tutti potessero avere la possibilità di vedere, per poter osservare le luci della realtà: esattamente il contrario dell’ottico della famosa canzone di De Andrè”, sottolinea il preside.

L’ottico aggiunge che i soldi che avrebbe dovuto spendere per decorare il suo negozio con festoni natalizi per qualche giorno, ha deciso di offrirli per comprare cesti alimentari da donare a chi è bisognoso, acquistandoli da piccoli negozi che stanno soffrendo schiacciati dai grandi magazzini.

E suggerisce che la mamma ed i docenti, che si erano offerti di aiutare quel ragazzino, utilizzino quegli stessi soldi per fare acquisti per il giovane studente in altri negozi della città.

“E’ esattamente quanto accaduto in questi giorni di un terribile 2020, in una città che vede al suo interno egoisti, xenofobi e ignoranti, ma che non è marcia, volgare e morta”, sottolinea Agresti. “E non lo è perché ci vivono persone di ben altra natura – continua il preside – , persone che amano il prossimo, anche se lo conoscono appena o non lo conoscono affatto”.

“Persone che ci offrono quella luce invisibile ad altri, persone che ci fanno ringraziare di esistere perché loro esistono, persone che rendono questa città viva e sana e sono tante, molte di più di quanto si possa immaginare navigando nei social”, conclude Agresti.

 

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