E’ come un “cerotto” messo a sottolineare una ferita lacerante. Nastro giallo di delimitazione del pericolo che evidenzia una doppia carenza, quella del senso civico per certi versi ma anche di responsabilità da parte di un’amministrazione distratta.
Ore 11,30, domenica 22 novembre. Piazza Anco Marzio, giardini pubblici. Bambini scorrazzano tra le lettere della scritta “OSTIAMOR”, calambour poetico tra le parole Ostia, amore e, letta al contrario, Roma. Qualche tempo fa qualcuno ha divelto la O di questa opera artistica concettuale posata all’epoca della costituzione del Centro Commerciale Naturale del Centro storico.
La O è stata ritrovata e riposizionata ma non saldata. Pertanto quella lettera resta pericolante e, in attesa di una non ancora definita data di ripristino, mani caritatevoli della Polizia locale hanno circoscritto le lettere con del nastro da delimitazione. I bambini, però, lasciati incustoditi da genitori noncuranti del pericolo (oltre che del rispetto che si dovrebbe ai giardini), giocano a nascondino.
Nessuno interviene. Non lo fanno i vigili urbani che sono piazzati al centro della piazza con la macchina di servizio. Non lo fanno gli amministratori pubblici del M5S che sono posizionati con il loro banchetto a meno di due metri dall’aiuola.
Ecco. E’ questa la fotografia della deriva di Ostia. Un simbolo abbandonato al disprezzo. Un’aiuola calpestabile, come la dignità di una comunità in cerca di un’identità. Un cerotto messo lì ad aspettare chissà, forse, che la “ferita” si rimargini da sola. Uno dei tanti “cantieri” irrisolti di una cittadina che aspira al rilancio turistico e che, invece, deve fare i conti con il degrado proprio in quella che dovrebbe essere la piazza simbolo di questa aspirazione.
E un grande vuoto: quel gigante di Giuseppe Ciotoli che si prendeva cura dell’arredo della piazza e al quale questa amministrazione, distratta e noncurante quando vuole, impedì di coltivare l’amore per Ostia.
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