“G.B. Grassi”, aumenta il personale positivo: Pronto soccorso assediato dal covid-19

Pronto soccorso covid-19 Grassi

Pronto soccorso sotto assedio da covid-19 all’ospedale di Ostia. Il numero di accessi è quasi dimezzato ma più della metà dei pazienti che vi fa ricorso, manifesta sintomi da covid-19.  E aumenta il personale risultato positivo al tampone.

Situazione di criticità presso il “G.B. Grassi”. Il reparto di Rianimazione si avvia a diventare esclusivamente per pazienti covid-19 e ci si affretta a effettuare lavori per l’impianto a pressione negativa in alcune zone del nosocomio da riservare ai pazienti paucisintomatici o comunque non da assistenza ventilatoria.

La paura del contagio ha fatto breccia tra quanti hanno necessità di cure non strettamente gravi o urgenti: da una media di 130 accessi al giorno, il pronto soccorso è passato a 60/70. Poco più della metà di coloro che si presentano al dipartimento d’urgenza di via Passeroni, manifesta una sintomatologia collegabile al covid-19. Il bilancio degli ultimi giorni è di nove pazienti intubati, due ventilati più cinque con maschera ad ossigeno e ventidue nel reparto degenze brevi per un totale di 38 covid. Un’ambulanza nella notte è rimasta ferma con un malato a bordo. E nella giornata di sabato 31 ottobre sono stati trasferiti dal Pronto soccorso una decina di diagnosticati coronavirus nei covid hospital di Roma.

Il prezzo che gli operatori sanitari stanno pagando non è solo in termini di stress da superlavoro (la pressione operativa è imponente ormai da nove mesi) ma anche di contagio. Diversi medici e infermieri del pronto soccorso e del blocco parto, ovvero dei servizi a contatto con i pazienti che arrivano in condizioni d’urgenza, sono in quarantena perché risultati positivi.

In attesa di un nuovo probabile lockdown restano alcune amare considerazioni da fare sui ritardi dell’organizzazione sanitaria nazionale e regionale. Secondo gli esperti, le energie maggiori delle risorse pubbliche si stanno spendendo nell’esecuzione di tamponi ormai inutili sugli asintomatici con un sistema di tracing che è saltato a causa dell’enorme numero di positivi.  E’ il tempo di un cambio di strategia, di curare i sintomatici con le risorse risparmiate dai drive in, ormai inflazionati e solo fonte di spesa inefficiente, lasciando ai privati il compito di effettuare tamponi e molecolari in regime calmierato.

Bisognerebbe incentivare una maggiore partecipazione dei medici di famiglia e dei pediatri (solo in 311 hanno aderito alla possibilità di effettuare tamponi nei loro studi) e puntare a squadre di sanitari che seguano a domicilio i malati non gravi (soltanto cinque le squadre finora individuate nella regione), isolando i loro pazienti in strutture alberghiere dedicate (finora solo 500 posti letto in alberghi reperiti dalla Regione Lazio).

Nel bollettino covid di oggi, 1° novembre, l’assessorato regionale alla Salute, segnala: “Prosegue l’attività di riconversione della rete ospedaliera, va assolutamente potenziata l’assistenza domiciliare da parte dei medici di medicina generale (MMG). A questo scopo creata nuova funzione assistenziale COVID-ADI (assistenza domiciliare integrata COVID) ed è partita la manifestazione di interesse rivolta ai MMG. La strada deve essere necessariamente quella dell’assistenza domiciliare consentendo a MMG di fare anche i tamponi rapidi a domicilio.”.  Provvedimenti che rischiano di essere incompleti e tardivi.

redazione@canaledieci.it

Covid-19, emergenza letti. I rianimatori: “Non decidere in base all’età del malato”