Ostia, quando la sabbia diventa arte e architettura

La scultura di sabbia di Joan davanti alla Casa della Salute all'ex Faber Beach

La materia da plasmare è la sabbia. E i loro strumenti di lavoro sono il secchiello, la paletta e l’irrigatore. Senza arte e tecnica, però, l’impresa di trasformare la rena in opera d’arte non si realizzerebbe.

Sorprendono le sculture di sabbia che in questi giorni animano il lungomare di Ostia. Al Pontile, sul lato sinistro di piazzale dei Ravennati, Marek, un artista slovacco al suo terzo anno di passaggio autunnale al Lido, ha realizzato uno skyline fatto di baite e montagne ricoperte di neve.

Lo scultore, che ha 45 anni, vive di questo, racimolando le offerte degli spettatori affascinati da quel villaggio natalizio in granelli precari. A Ostia è tornato a settembre e aveva realizzato una delle sue opere all’ex Faber Beach ma l’apertura del cantiere per la posa delle passerelle ha costretto Marek a spostarsi al Pontile, zona senz’altro più redditizia per la raccolta di offerte.

E proprio in un angolo della spiaggia libera ex Faber Beach, quello che confina con il Village, davanti alla Casa della Salute in lungomare Paolo Toscanelli, ha trovato posto invece Joan, un romeno che ha realizzato con la sabbia un paesaggio che ha intitolato “El Eldorado”. Una piramide Inca domina la scena, sulla scalinata due serpenti e una maschera etnica. Ai lati due vulcani dai quali escono fumo e fiamme.

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Il villaggio natalizio scolpito da Mare nella sabbia al Pontile di Ostia

Entrambi gli artisti lavorano plasmando la sabbia umida come fosse creta e, una volta realizzate le sculture, le irrigano con l’acqua di mare affinché restino compatte e durino nel tempo. La neve sui paesaggi di Marek è semplice borotalco, gli effetti dei vulcani di Joan sono dati da carta e bastoncini dati alle fiamme.

Un’arte povera, fatta di strada, di disagio, di non convenzionalità, capace però di suscitare ammirazione e stupore, sia nei grandi che nei bambini.