Il nostro mare è sempre più inquinato dalla plastica. Il recente studio degli scienziati del CNR, in collaborazione con l’associazione ambientalista Greenpeace, è allarmante. Nelle acque del Mar Tirreno centrale è stata riscontrata una diffusa presenza di microplastiche. Le concentrazioni sono elevate sia in aree molto inquinate, come la foce del Tevere e il porto di Olbia, sia in zone lontane da fonti inquinanti, come l’isola di Capraia.
Mare e microplastiche, l’inquinamento è sempre più pervasivo. La campagna di Greenpeace
I risultati dello studio del CNR mostrano che nel tratto di mare investigato, il Tirreno centrale, la presenza di microplastiche è diffusa ovunque. E non risparmia aree potenzialmente poco inquinate, come ad esempio l’isola di Capraia. Qui addirittura è stata registrata la concentrazione più alta, oltre 300 mila particelle per chilometro quadrato.
Valori di concentrazione elevati sono stati registrati anche nel porto di Olbia e alla foce del Tevere, con oltre 250 mila particelle per chilometro quadrato, confermando come sia le aree portuali con limitata circolazione che le foci dei fiumi costituiscano zone con elevati livelli di contaminazione da microplastiche.
La tipologia più frequente di microplastiche riscontrata è rappresentata da frammenti, tra 1 e 3 millimetri e inferiori al millimetro, costituiti soprattutto dai polimeri in polietilene e polipropilene, ovvero le tipologie di plastica più usate.
Indagini approfondite verranno eseguite durante la spedizione “Difendiamo il mare” di Greenpeace, partita giovedì 16 luglio dall’Argentario e che toccherà varie aree del Mar Tirreno centro settentrionale per le prossime settimane, con la partecipazione ancora una volta di ricercatori del CNR-IAS di Genova e dell’Università Politecnica delle Marche.
“I dati raccolti confermano ancora una volta che il nostro mare è malato a causa dell’inquinamento da plastica. La pandemia che viviamo ci insegna che non c’è più tempo da perdere: dobbiamo vincere la battaglia della plastica monouso e quella invisibile della microplastica”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace.
“È inaccettabile che ancora oggi siano presenti sul mercato prodotti di uso comune con microplastiche aggiunte il cui destino è contaminare il mare. L’uso di microplastiche aggiunte intenzionalmente deve essere vietato al più presto”, continua Ungherese.
A livello europeo, l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche propone di vietare l’utilizzo di microplastiche aggiunte intenzionalmente in numerosi prodotti di uso comune, tra cui cosmetici, detersivi e fertilizzanti.
Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere al ministro dell’Ambiente di sostenere la proposta Ue sulle microplastiche e migliorarla, inserendo un divieto anche per l’uso di plastiche liquide, semisolide o solubili applicando concretamente il principio di precauzione.
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