Consiglio Europeo, verso l’accordo. Battaglia contro i falchi Ue per il Piano da 750 miliardi

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Dopo due giorni di battaglie e scontri durissimi il Consiglio Europeo arriva alla conclusione: si va verso l’accordo, indietreggiano i falchi rigoristi capeggiati da Olanda e Austria. Il sì al Recovery Fund, il maxi piano per la ripresa del Vecchio Continente che per l’Italia significa un aiuto da oltre 170 miliardi, è più vicino. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha presentato a fine mattinata la bozza di accordo finale, su cui – salvo strappi dell’ultimo minuto – c’è l’ok dell’Olanda, leader del gruppo dei falchi: 50 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto verranno trasformati in prestiti. Restano però ancora divergenze pesanti sull’utilizzo dei fondi. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha attaccato il fronte dei Paesi pro-austerity: “Dimostrano scarsa consapevolezza della crisi epocale che l’Europa sta vivendo e della necessità di una reazione efficace”.

Consiglio Europeo, verso l’accordo: battaglia decisiva contro i falchi rigoristi

Duro lo scontro andato in scena in questi due giorni a Bruxelles, nel Consiglio Europeo decisivo per la sorte del Recovery Fund. Il maxi piano di aiuti anti crisi da 750 miliardi divide in due i Paesi dell’Unione.

Da un lato della barricata l’Italia, la Spagna, il Portogallo e la Francia, favorevoli all’intervento per garantire ossigeno alle economie in crisi per il coronavirus.

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Dall’altro lato, baionette in mano, il gruppo dei rigoristi autodefinitisi “Paesi frugali”: Olanda e Austria in testa, e poi Danimarca, Svezia e Ungheria. Questi ultimi vorrebbero eliminare del tutto il piano di sostegno Ue all’economia, in favore di politiche di austerity ultra-liberiste, o imporre condizioni capestro per l’utilizzo dei fondi.

Grazie alla mediazione della Germania, guidata dalla cancelliera Angela Merkel, si è sbloccata l’impasse: 50miliardi di aiuti a fondo perduto verranno trasformati in prestiti.

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Di fronte al peso messo sul tavolo da Berlino i falchi hanno dovuto ripiegare su posizioni più mobide: poco fa il sì dell’Olanda, leader del gruppo, per bocca del premier Mark Rutte.

Scontro con l’Olanda sul diritto di veto: in ballo l’utilizzo concreto dei fondi

Resta però tutta da discutere la modalità di erogazione dei fondi: per gli olandesi necessario il parere favorevole di tutti i Paesi membri, con diritto di veto. Posizione avversata dall’Italia, che si troverebbe a dover sottostare al giudizio vincolante dei falchi Ue per l’utilizzo dei fondi.

Il presidente del Consiglio Ue Michel ha proposto allora un diritto di veto moderato: se un Paese si oppone all’erogazione dei finanziamenti del Recovery, si legge nella bozza di accordo presentata poco fa, potrà chiedere entro 3 giorni di sottoporre la questione al Consiglio europeo.

Ma anche in questo modo basterebbe un solo governo in disaccordo per bloccare l’erogazione dei fondi, eventualità che l’Italia non intende accettare.

Si tratterebbe di una sorta di freno di emergenza sull’erogazione dei fondi: uno strumento che andrebbe tutto a favore dei rigoristi, con la possibilità per il singolo Paese di bloccare gli aiuti e chiedere l’intervento del Consiglio Europeo.

Quello dei rigoristi “è un approccio ben poco costruttivo con cui stanno affrontando la discussione, dimostrando scarsa consapevolezza della crisi epocale che l’Europa sta vivendo e della necessità di una pronta ed efficace reazione”, commenta il premier Conte.

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