Il Coronavirus continua a mettere a dura prova le famiglie del Decimo Municipio. Viene dall’Axa la storia di Luana e della mamma ricoverata per un ictus in un centro di riabilitazione di Viterbo, dove ha contratto il virus dalla vicina di letto. La figlia chiede spiegazioni in merito al contagio e per quale motivo non siano state adottate le procedure e i protocolli di sicurezza in tempo.
Axa, la mamma di Luana contagiata in un centro di riabilitazione di Viterbo
Vi presentiamo Luana, una giovane residente dell’Axa che ha voluto raccontarci la sua difficile storia. Una storia con la quale purtroppo molte persone sono alle prese in questo momento difficile. Luana aveva un genitore ricoverato in una struttura sanitaria, in questo caso di Viterbo. La mamma, a seguito di un ictus, è stata trasferita in un centro di riabilitazione. Da lì però sono iniziati i problemi.
“Mia mamma è stata ricoverata due mesi e mezzo fa a causa di un ictus, che le aveva causato l’immobilità del braccio e della gamba. – spiega Luana – L’ospedale ha chiesto quindi un trasferimento all’interno di un centro di riabilitazione, nello specifico a Villa Immacolata nei pressi di Viterbo. Mia mamma a questo punto ha iniziato a fare la fisioterapia e per tutto il mese di febbraio siamo anche riusciti ad andare a trovarla. Dal 4 marzo però questo è diventato impossibile. Inoltre, intorno alla fine del mese scorso, mia mamma mi ha detto che la vicina di letto iniziava a tossire non riuscendo a farla addormentare. Coincidenza ha voluto che intorno al 26 di marzo mi ha detto che non si sentiva più bene, ma nonostante ciò la terapia continuava ad essere svolta. Poi qualche giorno dopo la febbre è salita e nè lei nè l’altra signora erano state ancora isolate.
Per noi era impossibile parlare con i medici, abbiamo provato più volte. Il lunedì successivo mamma è stata isolata mentre la vicina di letto è stata trasferita in ospedale dove è stata confermata positiva al Coronavirus. Solo il 2 aprile abbiamo saputo che anche a lei era stato effettuato il tampone e che era risultata positiva. A quel punto è stata trasportata all’ospedale Bel Colle di Viterbo“.
La richiesta di spiegazioni in merito ai protocolli di sicurezza
Alle normali preoccupazioni per una mamma in difficoltà si aggiunge la lontananza. L’impossibilità di stare vicino a chi si ama. L’impotenza di non poter intervenire personalmente e guardare negli occhi la propria madre per dirle semplicemente che andrà tutto bene.
“Sono qui – conclude – non per puntare il dito contro qualcuno, ma perchè voglio sapere chi doveva seguire il protocollo, perchè non è stato seguito, perchè la signora non è stata isolata. Qualcuno mi deve dare la garanzia che mia mamma, che prego sia dimessa al più presto, venga trasferita in un centro di riabilitazione adeguato“.