E’ stato proiettato a Fiumicino “Se c’è un aldilà sono fottuto“. Il documentario, che ha riscosso finora un grande successo ed è sbarcato anche al Festival del Cinema di Venezia, è stato realizzato da Simone Isola e Fausto Trombetta e racconta la vita e il cinema del compianto regista Claudio Caligari.
Il docufilm “Se c’è un aldilà sono fottuto”
“Il documentario, che non è un mero tributo a Claudio Caligari, nasce per felice intuizione di un amico e artista del territorio, Marco De Annuntiis. – spiega il regista Fausto Trombetta – Da lì in completa autoproduzione abbiamo iniziato una serie di interviste a collaboratori, amici e conoscenti di Claudio Caligari, fino ad arrivare a Simone Isola che è stato produttore di “Non essere cattivo”. E’ nata una comunione di intenti, il progetto è diventato ancora più ambizioso e se oggi siamo qui, passando per Venezia, lo si deve soprattutto a loro”. – conclude.
Come è nata l’idea del film?
“Di solito chi fa la colonna sonora di un film si aggiunge per ultimo. – spiega l’ideatore di “Se c’è un aldilà sono fottuto”, Marco De Annuntiis. – In questo caso è avvenuto al contrario. Il fatto che sia nato per una mia idea, mi ha fatto vedere tutte le evoluzioni della pellicola. Il film viene da una canzone che Claudio Caligari mi aveva ispirato e che poi è stata utilizzata per i titoli di coda di questo documentario. Quando il regista tornò ad Ostia per girare “Non essere cattivo” io sono andato più di una volta sul set proprio perchè desideravo conoscerlo e fargli ascoltare questo brano. Sia io che Fausto avevamo rapporti di amicizia con i reduci di “Amore tossico” e questo ci ha facilitato nel dare avvio alla prima parte del lavoro. Però devo dire cha abbiamo trovato la stessa disponibilità anche dai grandi attori del cinema di Caligari.
“Se c’è un aldilà sono fottuto”, le diverse fasi del progetto
“Quando li ho incontrati, Fausto e Marco, avevano già fatto molte delle interviste che sono nel documentario. – racconta Simone Isola – Abbiamo lavorato da quel momento in poi riscrivendo il film e strutturandolo in questo modo: la vita di Claudio Caligari attraverso la lavorazione di “Non essere cattivo”. Quindi – prosegue – tra le tappe di questo processo, che il regista ha svolto quando già era molto malato, si passano in rassegna tutte le fasi della sua esistenza. Dall’infanzia, all’arrivo a Roma e all’incontro con Ostia e Fiumicino, fino alle difficoltà per realizzare le opere, i successi, ma anche le tantissime delusioni, che forse sono state più dei successi di Claudio. Sono molto contento che questo documentario sia partito da questo territorio – conclude – perchè forse solo grazie a Fausto e a Marco questa pellicola poteva prendere vita”.