Gli avevano ordinato di togliersi la maglietta. Una, due, tre volte. Ma uno studente del liceo Cavour, diciotto anni e orgoglioso di indossare una t-shirt con su scritto “Cinema America” non aveva obbedito così in sei lo avevano colpito a calci e con una sbarra di ferro. E così aveva fatto il suo amico. Era il 16 giugno del 2019. Oggi, 31 marzo, a distanza di quasi tre anni le condanne per l’aggressione.
Per le aggressioni agli attivisti del Cinema America quattro condanne
Il giudice monocratico ha condannato a un 1 e otto mesi tre persone, e a 1 anno e due mesi un quarto membro del gruppo, chi militante di CasaPound chi del Blocco Studentesco.
Assolto invece un quinto ragazzo.
Le contestazioni della procura che aveva chiesto pene più alte, a seconda delle posizioni, erano di rapina, lesioni e violenza in concorso e aggravate. Le vittima sarebbero state picchiate, ad avere la peggio in particolare lo studente del Cavour, perché antifascista e parte del gruppo del Cinema America.
A far scattare la violenza la notte del 18 giugno era bastata, secondo la ricostruzione degli investigatori della Digos, proprio la scritta sulla maglietta, una t-shirt del cinema America, considerato da mesi ritrovo di militanti della sinistra romana, e per ciò malvisti dagli attivisti di destra.
La vittima: “Colpito con un tubo di metallo”
“Mi hanno fermato in cinque, sei e mi hanno detto di togliermi la t-shirt che indossavo”, aveva raccontato il diciottenne, “Io ovviamente mi sono rifiutato: è stato allora che mi hanno aggredito, colpendomi più volte con un tubo di metallo”.
Non paghi del pestaggio gli aggressori lo avevano infine costretto a togliersi la t-shirt. E mentre lo aggredivano, urlavano anche “comunista” e “zecca rossa”. Poi la fuga su un’auto.
Le indagini erano partite dagli identikit, ma la svolta era arrivata giorni dopo solo grazie ai filmati estrapolati da sistemi di video sorveglianza puntati sulla via. Proprio le telecamere hanno consentito di individuare parte della targa dell’auto con la quale due giovani del gruppo si erano allontanati.
I due, subito finiti nella lista degli indagati, erano comunque conosciuti dalla Digos per la loro vicinanza con gli ambienti della destra extraparlamentare. Per loro poi era stata firmata la misura cautelare con il divieto di avvicinarsi agli ambienti frequentati dalla vittima. Dopodiché si era risaliti agli altri picchiatori.
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