La doppietta di Felix Afena-Gyan negli ultimi dieci minuti di gioco vale i tre punti per la squadra di Mourinho che batte il Genoa 2-0 e ritrova la vittoria dopo quasi un mese. Sabato nel big match dell’Olimpico la Lazio orfana di Immobile non riesce a scacciare la maledizione Juventus, i bianconeri si impongono 2-0. Polemico Sarri: “hanno vinto da Juve: rigorino per il vantaggio e contropiede”.
Classe 2003, Felix fa gioire i giallorossi con una doppietta. Troppa poca Lazio all’Olimpico, la Juventus vince di rigore
Il ragazzino lanciato nella mischia da Mourinho trova i due gol che sbloccano la Roma. Giallorossi di nuovo quinti in classifica, superata la Lazio.
Formalmente la tredicesima giornata di Serie A si chiuderà questa sera con le due gare restanti (Hellas Verona – Empoli e Torino – Udinese), ma lo spettacolo vero ce l’ha riservato il weekend appena trascorso. Trenta gol segnati in otto partite, due big match assoluti e le prime due sconfitte stagionali per le capoliste Milan e Napoli. Destini e fortune alterne per le squadre della Capitale. La Lazio si è arresa senza lottare all’Olimpico sotto i colpi di una Juventus inaspettatamente solida e spietata. La Roma, che sembrava destinata ad un’altra prestazione opaca, ha trovato in un ragazzino del 2003 la spensieratezza e i colpi necessari a riscoprire il sapore della vittoria.
Genoa – Roma
La Roma di Mourinho si approcciava alla trasferta di Marassi consapevole della necessità e dell’urgenza dei tre punti. Seppur non ancora una partita da dentro o fuori sulla carta, da un punto di vista emotivo e soprattutto ambientale il match di ieri sera ci si avvicinava davvero molto. Le difficoltà del periodo e i tanti calciatori indisponibili, notizia di sabato la positività di Cristante e Villar, non avrebbero comunque fornito alibi a José Mourinho contro il nuovo Genoa di Shevchenko.
Pronti, via. Il tecnico portoghese conferma in blocco la Roma vista a Venezia nell’ultima di campionato con la sola eccezione di Mkhitaryan al posto di Cristante. A farne le spese Nicolò Zaniolo, penalizzato anche dal cambio di modulo, che si vede relegato in panchina per la seconda partita consecutiva. La gara segue il canovaccio che ci si aspettava alla vigilia: tanto possesso palla della Roma, Genoa attento e compatto in fase difensiva. All’interno di un primo tempo dai ritmi abbastanza bassi sono i giallorossi ad avere le occasioni migliori. Dopo 15 minuti Mkhitaryan trova il gol del vantaggio ma l’arbitro è costretto ad annullare a causa di una lieve deviazione con il braccio di Abraham, innocua ai fini della traiettoria ma non a termini di regolamento. Shomurodov, impreciso, sciupa altre due ottime occasioni.
Nella ripresa l’inerzia del match non cambia: con il passare dei minuti la gara si fa sempre più scorbutica e per la Roma cresce la paura di un ennesimo passo falso stagionale. All’interno di una serata complicata, resa ancora più impervia dalle condizioni climatiche e dal nubifragio che si è abbattuto ininterrottamente su Genova, a quindici minuti dalla fine José Mourinho guarda verso la panchina e pesca il jolly Felix Afena-Gyan. Alla terza presenza tra i professionisti il ragazzo ghanese fa capire subito il perché della fiducia di Mourinho: l’approccio alla gara è elettrico. Al minuto 82 Mkhitaryan conduce fino al limite dell’area un contropiede per vie centrali e scarica sulla destra premiando l’inserimento di Felix che lascia partire un diagonale preciso di prima intenzione che supera Sirigu e sblocca la Roma. Bello l’abbraccio in panchina a Mourinho e l’urlo liberatorio di tutta la squadra. La Roma gestisce il pallone fino all’ultimo minuto di recupero quando Felix decide di rendere la sua serata ancora più speciale con un destro a giro sul secondo palo che evidenzia anche l’ottima tecnica del diciottenne.
Sorride Felix, sorride Mourinho, ma soprattutto sorride la Roma. I tre punti conquistati a Genova valgono oro in una classifica che fino al tardo pomeriggio di ieri vedeva i giallorossi all’ottavo posto. In un turno di campionato sulla carta favorevole la Roma mette la freccia, effettua il contro-sorpasso sulla Lazio e si mantiene in scia per la corsa Champions.
Il Protagonista
Nella serata di Genova i riflettori di Marassi sono tutti puntati su Felix Afena-Gyan. Il diciottenne ghanese è il gioiellino che in poco tempo ha stregato José Mourinho convincendolo con sempre più coraggio a puntare su di lui nei momenti decisivi delle partite. La parabola ascendente di Felix è incredibilmente ripida: nel gennaio del 2021 arriva a Roma per un provino, l’esito ovviamente è positivo. Dopo cinque gol in sette partite con l’Under 18 il ragazzo entra a far parte della Primavera. Con Alberto De Rossi segna dieci gol in venti presenze e le tante buone prestazioni gli valgono prima le attenzioni dell’ex tecnico Paulo Fonseca poi quelle di José Mourinho. La prima chiamata tra i professionisti arriva nella trasferta di Cagliari, Felix riesce a sfruttare le tante esclusioni punitive dopo la disastrosa partita di Bodo, e nei 35 minuti in cui viene mandato in campo aiuta la Roma a ribaltare la partita. La settimana successiva altri 45 minuti contro il Milan, fino ad arrivare alla doppietta di ieri. Nel mezzo, la decisione di rifiutare la chiamata della Nazionale ghanese durante la sosta per continuare il suo percorso a Trigoria, un gesto molto apprezzato dallo Special One. “Ho ritenuto fosse troppo presto per me rispondere alla chiamata perché ho bisogno di crescere, dal punto di vista fisico ma anche mentale e psicologico“.
Le Parole
Soddisfatto a fine gara José Mourinho, per i tre punti e per la prestazione della sua Roma: “Tanta gente ha giocato bene ma Mkhitaryan in quel ruolo ha fatto una partita fantastica. Se oggi non avessimo vinto ci sarebbe stata frustrazione. Il risultato diventa importante per la classifica. La squadra è in costruzione, qualche risultato negativo non è la fine del mondo ma eravamo in un momento di difficoltà e volevamo tornare all’Olimpico giovedì con una faccia diversa”.
Inevitabile il commento su Felix: “Appena l’ho visto mi ha impressionato per la freddezza davanti alla porta. Non è tecnicamente un fenomeno, ma nell’atto di tirare è bravo. Il suo fisico e l’umiltà poi… qualche volta in queste nuove generazioni trovi ragazzi che pensano di sapere tutto, lui è l’opposto. Si nutre della nostra conoscenza, ha un’evoluzione fantastica”.
Il tecnico infine spegne sul nascere la polemica sul mancato impiego di Zaniolo: “Questa rosa non è stata costruita per questo modulo, però io con tutta l’esperienza guardo tutto: Zaniolo poteva essere in panchina con un atteggiamento negativo, invece ho visto il contrario. Vuole essere un giocatore della squadra e giovedì o domenica avrà la possibilità di giocare”.
Il Tabellino
GENOA (3-5-2): Sirigu; Biraschi (39′ st Bianchi), Masiello, Vasquez; Sabelli (39′ st Ghiglione), Sturaro (45′ st Buksa), Badelj (45′ st Galdames), Rovella, Cambiaso; Pandev (18′ st Hernani), Ekuban. A disposizione: Marchetti, Semper, Serpe, Vanheusden, Behrami, Portanova, Toure. Allenatore: Shevchenko
ROMA (3-5-2): Rui Patricio; Mancini, Kumbulla (42′ st Smalling), Ibanez; Karsdorp, Pellegrini (48′ st Bove), Veretout, Mkhitaryan, El Shaarawy; Abraham, Shomurodov (30′ st Afena-Gyan). A disposizione: Fuzato, Reynolds, Tripi, Darboe, Diawara, Zaniolo, Borja Mayoral, Carles Perez, Zalewski. Allenatore: Mourinho
ARBITRO: Irrati di Pistoia
MARCATORI: 37′ st e 49′ st Afena-Gyan
NOTE: Ammoniti: Cambiaso, Badelj, Sabelli (G), Veretout, Afena-Gyan (R). Recupero: 1’pt, 4’st
Lazio – Juventus
La vittoria per 2-0 della Juventus nel big match del sabato pomeriggio ha aperto sul fronte biancoceleste una serie di riflessioni, certificate prima da quanto visto in campo nei novanta minuti e poi dalle parole di un nervoso Sarri nel post-partita. Il verdetto dell’Olimpico è chiaro: una Lazio troppo lenta, nervosa e prevedibile è andata a sbattere ripetutamente contro la solida difesa di Allegri, perdendo d’efficacia con il passare dei minuti ed esponendosi alle ripartenze dei bianconeri.
L’assenza di Immobile e la scarsa verve del tridente leggero messo in campo da Sarri sono solo la punta dell’iceberg di un pomeriggio profondamente negativo per i biancocelesti. Il confronto con una delle migliori formazioni del nostro campionato ha portato alla luce limiti e lacune della Lazio, tra tutte la scarsa profondità della rosa e la poca qualità in panchina. Non è un caso se il DS Tare, intervistato prima della gara, ha chiesto tempo promettendo rinforzi e se lo stesso Sarri, dopo il fischio finale, ha sottolineato le difficoltà nell’essere competitivi su più fronti con questa rosa.
Dicevamo della punta dell’iceberg, oltre all’attacco spuntato (otto tiri, uno solo nello specchio) e alle prestazioni opache, per motivi diversi, di Pedro e Zaccagni, nell’analisi del match deve essere considerata anche la scarsa efficacia del centrocampo e l’apporto offensivo dei terzini. L’impatto fisico di Milinkovic, una delle armi preferite dalla Lazio, è stato affievolito dall’ottima partita difensiva di Rabiot; dall’altro lato, la pressione di McKennie ha impedito a Luis Alberto di trovare una posizione buona per dare sfogo alla sua fantasia.
Il piano gara della Lazio fatto di pressione e dominio territoriale si è sgretolato al ventesimo minuto quando sul contatto Cataldi – Morata il VAR richiama Di Bello che, dopo la revisione, assegna il calcio di rigore. Il penalty trasformato da Bonucci sblocca il risultato e innervosisce la Lazio. Nonostante l’ora abbondante di gioco per rimettere a posto le cose i biancocelesti perdono lucidità e regalano qualche occasione alla Juventus in ripartenza.
Con il passare dei minuti i bianconeri si abbassano sempre di più militarizzando l’area di rigore e aumentano gli spazi in campo aperto da attaccare una volta riconquistata palla. L’ingresso di Muriqi e di Raul Moro nei trenta minuti finali certificano quanto detto sulla mancanza di alternative di livello nella Lazio, problema reso ancora più evidente contro avversari di prima fascia. All’ottantesimo l’attaccante kosovaro perde palla in attacco, sulla ripartenza bianconera Chiesa prima salta Reina poi subisce l’intervento in ritardo del portiere spagnolo. Nuovo rigore, stesso esito. Doppietta di Bonucci e partita chiusa.
La maledizione bianconera
La sconfitta di sabato pomeriggio ha messo fine ad una striscia d’imbattibilità casalinga che durava da quasi un anno per i biancocelesti. L’ultima formazione a vincere all’Olimpico era stata il Verona nel dicembre del 2020, da quel momento 17 vittorie e 2 pareggi. Peraltro, la striscia di 19 risultati utili consecutivi in casa era la seconda migliore in Europa.
Negli ultimi 34 confronti in Serie A tra le due squadre, con la vittoria di sabato la Juventus è salita a 25 successi, completano il quadro 7 pareggi e due sole vittorie dei biancocelesti.
Che Immobile sia insostituibile pochi dubbi, ma i numeri della Lazio senza il suo bomber sono preoccupanti: 7 vittorie, 7 pareggi e 13 sconfitte.
Le Parole
Molto teso a fine partita Maurizio Sarri, il tecnico dei biancocelesti è tornato sulla gara e sulla direzione dell’arbitro Di Bello: “Quello di Cataldi è uno dei primi rigori di schiena che vedo. Di Bello era a tre metri, ha visto benissimo e ha giudicato benissimo: il Var ha fatto una follia. Non si può giudicare dal fermo immagine, perché se si va al fermo immagine, dopo dieci minuti c’era rigore su Pedro. Ci sono stati tanti piccoli episodi che non mi sono chiari”.
Chiara la preoccupazione per i tanti impegni ravvicinati: “Così non possiamo andare avanti. Giochiamo giovedì sera, torniamo venerdì nel tardo pomeriggio e sabato andiamo a Napoli. Chiaramente proveremo a vincerla a tutti i costi, ma per la nostra rosa è difficile”.
Infine, la stoccata alla Juventus e ai suoi tifosi: “Loro hanno vinto da Juve: rigorino per il vantaggio e fase difensiva bassa con il contropiede. È il modo in cui hanno vinto partite e campionati. Sinceramente dei tifosi della Juventus non m’interessa niente. Ho lavorato alla Juventus ma non sono juventino”.
Il Tabellino
LAZIO (4-3-3): Reina; Lazzari, Luiz Felipe, Acerbi, Hysaj; Milinkovic-Savic, Cataldi (39′ st Basic), Luis Alberto; Felipe Anderson (30′ st Moro), Pedro, Zaccagni (20′ st Muriqi). A disposizione: Akpa Akpro, Adamonis, Strakosha, Radu, Romero, Patric, Leiva, Escalante, Vavro. Allenatore: Sarri
JUVENTUS (4-4-2): Szczesny; Danilo (15′ pt Kulusevski), Bonucci, De Ligt, Pellegrini; Cuadrado, Locatelli (44′ st Bentancur), McKennie, Rabiot; Chiesa, Morata (29′ st Kean). A disposizione: Perin, Pinsoglio, Alex Sandro, Rugani, Arthur, Kaio Jorge. Allenatore: Allegri
ARBITRO: Di Bello di Brindisi
MARCATORI: 22′ pt e 38′ st Bonucci su rigore
NOTE: Ammoniti: Hysaj, Reina, Luis Alberto (L), Cuadrado (J). Recupero: 5′ pt, 5′ st.
Michele Gioia