Belinda sta bene. La pecora sbarcata al seguito di migranti tunisini arrivati a Lampedusa su una vecchia carretta del mare, è stata visitata ed affidata in quarantena al custode dell’hotspot.
La pecora al seguito degli immigrati tunisini è stata visitata e affidata in quarantena. Altri sbarchi con il mare grosso
Finisce nel migliore dei modi la disavventura della pecora giunta sul molo Favarolo dell’isola di Lampedusa nella notte del 2 ottobre scorso (leggi qui). L’animale, chiamato affettuosamente Belinda e tenuto fino a oggi in isolamento in un recinto dell’hotspot, è stato visitato dal veterinario giunto appositamente da Palermo che ha accertato la buona salute dell’animale. L’ovino non sarebbe a rischio di contagiare malattie e, pur dovendo continuare un periodo di quarantena, potrà farlo in affidamento al proprietario di un terreno nell’isola.
Giovanni, questo il nome dell’isolano che ha avuto in affidamento la bestia, è al tempo stesso il custode dell’hotspot. L’ovino è stato liberato in un piccolo appezzamento recintato. Scongiurato, dunque, il rischio dell’abbattimento della pecora alla quale si è affezionato il personale delle forze dell’ordine e della Guardia Costiera.
Intanto anche con il mare mosso – si registrano onde alte tre metri – continuano gli sbarchi sull’isola. Oggi a Lampedusa è approdata la nave di un’ONG rifiutata da Malta che trasportava 39 migranti originari del Gambia e della Nigeria soccorsi in mare. I clandestini sono stati presi in carico dalla Polizia e dai volontari dell’hotspot.