Tra il Palatino e l’Aventino, l’ampia e pianeggiante Valle Murcia, potendo contare sul vicino approdo del Tevere, si era prestata fin dalle Origini dell’Urbe ad essere uno spazio di ritrovo e di scambi commerciali.
Secondo la tradizione, Romolo vi tenne i giochi in onore del dio Consus. Nell’occasione venne perpetrato il famoso “Ratto delle Sabine”.
Fu comunque Tarquinio Prisco, quinto re di Roma, a rendere il luogo idoneo alle corse dei carri, dotandolo probabilmente di strutture lignee mobili. Nella prima metà del VI secolo a.C. il sovrano etrusco vi festeggiò con grandi giochi, la conquista della cittadella fortificata latina di Apiolae.
Le primissime strutture in muratura risalirebbero al 329 a.C.; le opere di costruzione e di ampliamento proseguirono per tutto il II secolo a.C. ma fu Giulio Cesare a promuovere la costruzione di un vero e proprio Circo, dedicato quasi esclusivamente alle tanto amate corse dei carri. Il dittatore, a partire dal 46 a.C., fece infatti realizzare le gradinate stabili, dando la forma definitiva all’edificio.
Le gare delle quadrighe avevano molta importanza nella vita sociale dei cittadini romani. Erano eventi che attiravano al Circo Massimo frotte di spettatori divisi in base ai colori delle più famose scuderie (verde, azzurro, rosso e bianco), tifosi pronti a tutto pur di incitare la propria squadra. Tra accese scommesse, risse e tumulti, la vita sugli spalti non era per nulla facile. Ancor meno quella degli aurighi che a folle velocità, pur di conquistare la vittoria, azzardavano manovre che portavano spesso al ribaltamento del carro con il guidatore sballottato in terra e investito a morte dalle altre bighe.
Ogni imperatore romano fece in modo di mantenere sempre attivo il Circo Massimo, rendendolo anzi ancora più maestoso attraverso restauri importanti. Bisogna anche rammentare che la struttura subì numerosi incendi, uno dei quali coinvolse proprio quanto fatto costruire da Cesare. Fu infatti Ottaviano Augusto a ripristinarlo. Per l’occasione, sulla spina, venne collocato lo splendido Obelisco Flaminio (attualmente in Piazza del Popolo), realizzato in Egitto all’epoca del faraone Seti I e fatto trasportare a Roma nel 10 a.C.
Ulteriori restauri del Circo Massimo furono eseguiti da Tiberio, Nerone e Tito. Traiano nel 103 provvide a una nuova ricostruzione in seguito all’ennesimo incendio, avvenuto sotto Domiziano. Antonino Pio, Caracalla e Costantino apportarono sistemazioni e abbellimenti. Infine Costanzo II nel 357 fece giungere nell’Urbe un secondo obelisco da porre sulla spina.
Lungo 600 metri per 140 di larghezza, il Circo Massimo è considerato il più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità e uno dei più imponenti di tutti i tempi. Fu il sovrano ostrogota Totila a organizzare le ultime corse nel 549. La struttura cadde in abbandono, utilizzata nel Medioevo come area agricola con orti e vigneti. La celebre torretta che vediamo oggi tra le rovine del Circo, (conosciuta come Torre della Moletta), risale probabilmente, nella sua prima costruzione, tra il VII e il IX secolo quando nell’area venne edificato un mulino per la lavorazione dei prodotti agricoli, protetto appunto da una torre difensiva.
Nel 1145 la Torre divenne proprietà della famiglia Frangipane che le diede la forma attuale. Al centro di un ampio complesso fortificato, la Torre della Moletta fu abitata da Iacopa dei Normanni, vedova di Graziano Frangipane. La donna vi ospitò persino Francesco d’Assisi per la sua ultima visita nell’Urbe. Tutto il fortilizio, tranne la torre, fu demolito nel 1943, quando era intenzione dello Stato Italiano, eseguire degli importanti scavi per riportare alla luce il Circo Massimo. Il progetto fu abbandonato a causa degli eventi bellici ma non prima che l’intera area divenisse il cuore di un vero e proprio villaggio balneare nel cuore della Città Eterna.
Nell’estate del 1939 infatti, fu inaugurata un’enorme struttura che occupava l’intera superficie del Circo Massimo. Vi erano tre piscine, un solarium, campi da tennis, da pallacanestro e da pallavolo, aree per il volano e il tamburello, una pista da pattinaggio, un cinema-teatro da 2500 posti, bar, ristoranti e punti ristoro. L’imponente complesso balneare era in realtà la riconversione della struttura espositiva inaugurata due anni prima in occasione della “Mostra delle colonie estive e dell’assistenza all’infanzia“.
Tra il 1937 e il 1938, i migliori progettisti italiani dell’epoca lavorarono all’ampiamento e al perfezionamento dell’area espositiva del Circo Massimo. Questa ospitò nel giugno del 1937 la “Mostra autarchica del minerale italiano“, nel novembre di quello stesso anno la “Mostra del Tessile Nazionale“, ancora la mostra dedicata al “minerale italiano” nel novembre del 1938 e per ultimo la “Mostra della bonifica integrale” in dicembre. Dopo questa rassegna si decise per la riconversione del luogo a Villaggio balneare.
L’ultimo evento degno di nota che si tenne nei padiglioni del Circo Massimo fu una riunione pugilistica tra il campione italiano ed europeo dei pesi mosca Urbinati e il sassarese Massa; era il 12 gennaio del 1940. L’idea del Villaggio balneare nel cuore dell’Urbe tramontò con l’inizio della guerra ma fu ripresa, con sostanziali differenze, nel 2018 quando ai piedi di Ponte Marconi, sulla sponda del Tevere, fu attrezzato “Tiberis“, un ampio arenile a verde con lettini, sdraio, ombrelloni, docce e campi da beach volley.
Sitografia e note:
- “Circo Massimo” dal sito della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
- “Un Villaggio balneare nel cuore di Roma: correva l’anno 1939” dal sito www.visitareroma.eu.
- “Tiberis, Roma ha una spiaggia libera sulla sponda del Tevere” dal sito www.visitareroma.eu.
- Fotografie di pubblico dominio.
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