Alzheimer nel post pandemia: “Recuperare il rapporto con malati e caregiver” (VIDEO)

Un incontro tra esperti promosso dal Rotary Ostia e dall’Associazione Amici Alzheimer fa il punto sull’assistenza: sono 500 i pazienti in carico alla Asl Roma 3

Recuperare il rapporto con i malati e con i loro caregiver messo a dura prova dalle restrizioni della pandemia. E’ l’imperativo emerso nel corso dell’incontro “Alzheimer ai tempi del covid: a che punto è la ricerca”.

Incontro tra esperti promosso dal Rotary Ostia e dall’Associazione Amici Alzheimer fa il punto sull’assistenza: 500 pazienti in carico alla Asl Roma 3

L’occasione per fare il punto sulla condizione dell’assistenza ai malati di Alzheimer messa a dura prova dalla pandemia, è stata offerta dall’incontro tenutosi ieri, domenica 9 maggio, presso lo stabilimento balneare “Venezia” alla presenza di prestigiosi specialisti e ricercatori. A promuoverlo è stato il Rotary Club Ostia presieduto da Roberto Cepparotti affiancato, nell’occasione, dall’Associazione Amici Alzheimer di Claudia Martucci. Tra gli ospiti, particolarmente interessata ai suggerimenti che sono arrivati dagli esperti, anche la general manager della Asl Roma 3, Marta Branca.

L’argomento è stato introdotto da Francesco Zellini, neurologo della Asl Roma 3, che ha sottolineato quali pesanti conseguenze hanno comportato per i malati di Alzheimer la pandemia e le restrizioni collegate. “La situazione si è fatta complessa e difficile per una serie di ragioni – ha sottolineato – La perdita della routine, l’isolamento con eliminazione della socialità hanno prodotto nei pazienti un peggioramento dei disturbi psico-comportamentali. Dal quale è derivato anche un aumento del carico di stress per i caregiver.  Va evidenziato che il malato di Alzheimer è fortemente a rischio covid: sia perché spesso è ospite di una RSA, sia perché spesso dimentica i presidi di protezione individuale. Si è calcolato che il rischio di mortalità per loro è doppio. L’esperienza ci ha insegnato che l’obiettivo primario è quello di rinforzare l’assistenza territoriale, integrando al meglio la riabilitazione e la collaborazione delle associazioni di volontariato”.

Il presidio neurologico del Grassi segue circa 500 malati di Alzheimer.

A ribadire il concetto di impegno da parte della medicina del territorio è stato il dottor Massimo Giuliani, psicoterapeuta dell’IFO.  “Purtroppo – ha sottolineato – una terapia per curare l’Alzheimer a oggi non esiste. Si può agire per via sintomatica per ridurre i disturbi del comportamento. Si può far ricorso a tecniche di prevenzione sempre più affinate come l’attività sportiva e la riduzione dello stress. Buoni risultati nella possibilità di sostenere determinate funzioni nel malato, ad esempio la memoria, posso arrivare dalle tecniche di stimolazione cognitiva ma va detto che questi strumenti sono poco diffusi nella sanità pubblica”.

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Un momento del meeting sull’Alzheimer

Una risposta, rispetto a questa osservazione finale, è arrivata da Marta Branca, direttore generale della Asl Roma 3. “Accogliamo con particolare attenzione questi suggerimenti – ha replicato la manager – e ci impegniamo a rafforzare la dotazione tecnologica per sviluppare al meglio queste indicazioni. La popolazione ha un’età media che tende costantemente ad alzarsi e quello dell’Alzheimer è un problema sempre più diffuso. Vogliamo che la nostra Asl divenga un’eccellenza nel trattamento di questa patologia e nel supporto verso malati e caregiver”.

Sotto il profilo della ricerca, buone notizie sono arrivate Rosanna Squitti del Fatebenefratelli. “Si sta lavorando all’ipotesi che l’Alzheimer trovi possibilità di sviluppo in conseguenza di un dismetabolismo del rame – ha segnalato – e per questa ragione sta iniziando una sperimentazione di una specifica terapia su 215 pazienti reclutati in diversi ospedali italiani”.

Un ultimo significativo contributo è arrivato da Maria Gaia Pensieri, presidente del Comitato Scientifico Ricerca Scomparsi. “Il fenomeno delle persone scomparse – ha evidenziato – riguarda soprattutto i malati di Alzheimer. L’anno scorso sono scomparse in Italia 13.570 persone. Di queste 684 erano over 65 e la metà di queste era affetta da demenza senile e Alzheimer; purtroppo la metà di questi malati che spariscono, viene ritrovata  morta. Pertanto per i caregiver è fondamentale sapere come comportarsi per prevenire l’allontanamento dei malati e per sapere come comportarsi”. Il Comitato, per fare fronte a questo problema, ha diffuso un video che proponiamo in questa pagina.

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