Il 2020 che ci apprestiamo a lasciarci alle spalle sarà ricordato nei libri di storia come l’annus horribilis: quell’anno terribile che ha stravolto le vite di tutti, lasciando un segno indelebile sulla pelle, una cicatrice difficile da cancellare.
Il covid-19 in alcuni casi ha strappato alla vita i nostri affetti più cari. Per tutti, invece, ha comportato la rinuncia a tanti, troppi aspetti della nostra vita. Solitudine, ansia, preoccupazione sono entrate di prepotenza nella quotidianità di ognuno.
Emanuele Valeri, 27 anni, fotografo che collabora con l’Ansa, in queste immagini racconta e documenta la trasformazione che hanno subito le nostre vite, traghettate all’improvviso in un mondo nuovo, dominato dalla paura del virus, ma costellato anche da storie di resistenza e di impegno.
Immagini che ci proiettano nella Roma deserta per il lockdown, che mostrano la forza commovente degli sguardi dei medici e degli infermieri in prima linea, con i loro volti concentrati preoccupati, e allo stesso tempo fiduciosi. Nei loro occhi si legge il dramma, la fatica vissuta nel curare i pazienti colpiti dal virus.
E poi l’aeroporto di Fiumicino fermato dalla pandemia, i controlli delle forze dell’ordine per il rispetto dei Dpcm e delle misure di restrizione anti-contagio.
Le foto di Valeri, che collabora da free-lance con i principali quotidiani (Il Messaggero, La Repubblica), mostrano gli effetti sulle nostre vite della pandemia nel corso dei mesi, a partire da marzo.
Le mascherine come strumento di precauzione, che ci hanno reso irriconoscibili agli sguardi in pubblico. E poi il distanziamento in spiaggia, lo sport in solitudine come valvola di sfogo rispetto alle costrizioni individuali.
Passando per la scuola, con le lezioni a singhiozzo, tra mille perplessità, fino agli arenili vuoti e dolenti di un’estate difficile per bagnanti e per operatori economici.
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