Latitante da un mese, dopo essere evaso dai domiciliari tagliando il braccialetto elettronico, Alessio Lori è stato trovato senza vita alcuni giorni fa con un colpo di pistola alla fronte. Ora si scopre un dettaglio cruciale per l’indagine avviata dalla procura di Roma.
Nel bagaglio di Alessio Lori trovato uno scritto che conferma l’ipotesi del suicidio. Le indagini, però, continuano
La Procura di Roma aveva aperto nell’immediatezza un fascicolo per omicidio, ma secondo i rilievi effettuati nella stanza del B&B di via Tripoli dove la vittima è morta, il 33enne vicino al boss del mala albanese Elvis Demce e legato a Fabrizio Piscitelli si sarebbe ucciso.
Nella camera sequestrata, e prenotata per Lori da altri – elemento questo al vaglio dei carabinieri che stanno indagando – non mancava nulla, la pistola con la quale è stato esploso il proiettile era sul letto vicina al corpo, non sono stati riscontrati segni di colluttazione e ogni cosa era in ordine.
Anche il bagaglio, all’interno del quale è stato trovato un quaderno con un biglietto sul quale la vittima avrebbe scritto la propria intenzione di farla finita, senza tuttavia spiegarne i motivi. Nella struttura ricettiva nel quartiere Africano mancano le telecamere di sicurezza, ma sono in corso accertamenti per ricostruire nei dettagli il soggiorno di Lori.
Un uomo isolato
Lori, una condanna a 14 anni in primo grado, parzialmente rivista in appello per un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, detenzione e porto in luogo pubblico di armi da fuoco, aveva un futuro incerto.
Dopo avere tentanto dii uccidere il narcos Giuseppe Molisso, per vendicare l’omicidio di Fabrizio Piscitelli, la sua parentela con gli ultimi pentiti della mala, Fabrizio e Simone Capogna, non lo aveva aiutato. Si era ritrovato isolato e da solo rischiava grosso.