Forza Italia e il canone Rai, quando il partito-azienda fa gli interessi di Mediaset e non del Paese

Il canone Rai non verrà ridotto come proposto dalla Lega: la contrarietà di Forza Italia per non penalizzare la galassia Mediaset

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Immagine di repertorio.

Così abbiamo scoperto che Antonio Tajani, segretario di Forza Italia nonché vicepremier e ministro degli Esteri, si è opposto alla riduzione del canone Rai per il bene dell’azienda statale stessa. Aver eliminato 20 euro di canone, secondo il suo ragionamento, “alle casse dello Stato sarebbe costata 430 milioni di euro” con i quali “ripianare il buco della Rai, che sarebbe fallita senza quegli introiti”.

Il canone Rai non verrà ridotto come proposto dalla Lega: la contrarietà di Forza Italia per non penalizzare la galassia Mediaset

Lo ha dichiarato proprio Antonio Tajani, sì, lui di persona personalmente. E provate a immaginare da quale microfono ha fatto queste dichiarazioni? Ma da Canale 5, è ovvio. Più precisamente oggi, dalla trasmissione Mattino 5. L’ineffabile segretario di Forza Italia, a proposito della manovra finanziaria, ha spiegato che “c’è stato un confronto, è accaduto sul canone Rai. Noi, come annunciato, non abbiamo votato un emendamento proposto dalla Lega”, quello sul taglio del canone Rai di 20 euro. Per tajani, la riduzione del balzello statale, sarebbe stata “una scelta che non avrebbe provocato alcun beneficio ai cittadini“.

Ora, detto che, appunto, i 430 euro milioni derivanti dalla mancata riduzione del canone Rai di 20 euro resteranno allo Stato per ripianare il bilancio dell’azienda televisiva, sfugge il senso dell’affermazione successiva di Tajani. “Quei 430 mln invece possono essere utilizzati per tagliare le tasse, le pensioni minime. Si trattava di spendere meglio questi soldi”. Ma scusa segretario-vicepremier-ministro, ci hai appena detto che i 430 milioni vanno per la Rai e poi, subito dopo, ci suggerisci che il Governo pensa di impiegarli per tasse e pensioni minime? Abbiamo le idee un po’ confuse.

Di sicuro, chi ci guadagna, seppure indirettamente, è Mediaset. I 430 milioni di minor incasso del canone, avrebbe costretto la Rai a smettere il suo atteggiamento sonnacchioso nella raccolta pubblicitaria per diventare più agguerrita su quel terreno. E la concorrenza della Rai avrebbe senz’altro tolto fette di introiti all’azienda televisiva di Berlusconi che (dati 2022) si accaparra quasi 2 miliardi di euro dei 3,5 miliardi spesi complessivamente in spot su tutte le televisioni italiane. Di quella torta la Rai si aggiudica appena 703,7 milioni, all’incirca un terzo del fatturato Mediaset.

Il caro Tajani non ha mostrato già in un’altra importante occasione di mostrare il suo “amore” verso la Rai  quando dall’azienda televisiva di Stato ci fu la migrazione verso altri lidi di campioni di audience con Fabio Fazio, Amadeus, Flavio Insinna, Peter Gomez, Massimo Gramellini e Alessandro Barbero. Un’occasione mancata o un silenzio calcolato?

Insomma, siamo davvero convinti che Tajani abbia fatto gli interessi degli italiani o piuttosto quelli di un gruppo politico che continua a essere un partito-azienda?