Sono sempre di più le persone che fanno uso di ansiolitici e farmaci per agevolare il sonno. Lo confermano medici di famiglia e farmacisti.
Con il Covid-19 è aumentata la richiesta di ansiolitici. Lo confermano medici e farmacisti
Fra le persone in età lavorativa aumenta l’ansia e di conseguenza anche il ricorso a farmaci – più o meno forti – che agevolano il sonno e placano i picchi emotivi. Stando a medici di famiglia e farmacisti, coloro che fanno più ricorso a questo tipo di aiuto medico sono adulti fra i 37 e i 50 anni. Spesso persone che per via della pandemia stanno lavorando in smart working.
“Che ci sia un maggiore ricorso ad ansiolitici è un dato di fatto. – spiega Fabio Valente, vicecoordinatore Uscar Regione Lazio – Il problema è l’approccio psicologico. Non tanto per quanto riguarda le persone anziane, che hanno più patologie e per le quali sarebbe anche giustificato, quanto per i giovani che hanno un rapporto con il discorso della salute abbastanza conflittuale. Era un rapporto conflittuale già prima del Covid, ma l’emergenza sanitaria ha aumentato ancora di più questa problematica. In questo momento l’ansia è sicuramente aumentata… in generale. Il fatto di non avere una vita sociale e il costante bombardamento mediatico sulle notizie riguardo i contagi, sicuramente peggiorano il quadro”. – conclude Valente.
“Sempre più persone ci chiedono qualcosa per aiutare a riposare meglio, perchè si svegliano durante la notte o hanno “brutti” pensieri. – aggiunge la dottoressa Katia Mastelli della “Farmacia del Lido” – La novità è che la richiesta viene da una fascia di età che prima non prendeva proprio in considerazione l’uso di questi farmaci e ultimamente, invece, tra i 40 e i 50 ce li richiede. Da queste parti, chi acquista questi farmaci sono titolari di attività commerciali in crisi o persone che lavorano o lavoravano all’aeroporto”.
“Le nuove modalità lavorative, lo smart working, il fatto di stare più a casa, paradossalmente stancano di meno. – ha affermato Alberto Chiriatti, vicesegretario regionale FIMMG – Inoltre, si fa meno attività fisica, sono state chiuse le palestre e le piscine, e chi era abituato a scaricare la tensione in quel modo ora non può più farlo. Tutto questo, sommato alle preoccupazioni, genera ansia e quindi tanti sintomi quali la difficoltà di addormentamento e i risvegli improvvisi sono frequenti”.
Il Centro Studi del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi ha rilevato che il 51% della popolazione ha un livello di stress tra 70 e 100 su 100. Un livello analogo a quello del lockdown ma
con caratteristiche peggiori. Allora dominava la componente ansiosa, sorretta da una prospettiva, oggi rabbia, depressione e forte disorientamento.
Servizio di Mara Azzarelli
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