“Salvare i reperti della via Cristoforo Colombo e istituire un parco naturalistico-archeologico dove si intende realizzare il sottopasso di Malafede”. Un appello accorato che arriva dopo che si è scoperto che parte di una villa romana è stata sommersa dall’asfalto.
A chiedere la tutela della memoria e dell’ambiente nei pressi dell’ingresso della tenuta presidenziale di Castelporziano dalla colata di cemento e asfalto prevista con la faraonica ed elefantica costruzione del sottopasso di malafede, è una Rete spontanea di associazioni alla quale si è aggiunta la voce autorevole dell’ex assessore all’Urbanistica della prima Giunta Raggi, Paolo Berdini.
Torna a far parlare ancora di sé, purtroppo, il cantiere per la realizzazione del nuovo svincolo di via di Malafede sulla via Cristoforo Colombo. E non solo per la lentezza dell’intervento. E’ di questi giorni, infatti, un nuovo allarme che proviene dalla rete spontanea di cittadini e Associazioni per la tutela dei beni archeologici del territorio, motivato dall’avanzamento repentino dei lavori di asfaltatura, ad opera della ditta incaricata dal Comune di Roma alla costruzione del sottopasso, e che stanno coprendo pian piano i resti di una villa romana di età imperiale.
La costruzione dello svincolo, affidata all’associazione temporanea di imprese Gruppo Schina, consorzio stabile con M.G.M. Spa. (costo dell’intervento è di 6,418 milioni più 350mila euro di oneri per la sicurezza con 28,819% di ribasso rispetto la base d’asta di 9,367 milioni), prevede la realizzazione di un sottopasso lungo 61 metri, con una rotatoria di superficie per le immissioni sulla via Cristoforo Colombo, attraverso rampe lunghe ciascuna 250 metri, ed è collocato proprio dove all’inizio del secolo scorso, gli archeologi Pigorini e Lanciani, a seguito degli scavi voluti dalla Regina Elena nel 1913, ritrovarono i resti di una lussuosa villa romana.
Per capire quanto quel progetto sia anacronistico, basta dire che l’opera venne progettata sotto il sindaco Veltroni e inserita nel piano investimenti dal sindaco Alemanno. Parliamo di un piano urbanistico-viario di almeno venti anni fa.
Nella villa, che si trova a poca distanza da altre ville rustiche romane della stessa epoca, nell’area di una necropoli dell’età del ferro, frequentata anche in età romana, repubblicana e imperiale, sono state rinvenute sale termali decorate (al tempo riscaldate), uno splendido mosaico a tema marino del II sec. d.C., già distaccato e consegnato al Museo Nazionale Romano a metà del secolo scorso, oltre ad un frantoio e grandi orci, per la conservazione delle derrate alimentari.
Il sito, da sempre protetto per quanto possibile, dalle Associazioni di cittadini e professionisti del quartiere, che si sono mosse con varie interpellanze anti-cemento, è ancora in pericolo come dichiarano i cittadini, che sperano sia ancora possibile riaprire un tavolo per la presentazione di progetti alternativi, che preservino il sito rendendolo addirittura fruibile come bene.
Tra loro, in rappresentanza del Laboratorio Civico del X Municipio, anche Domenico Raucci che ci ha condotto sul posto, protagonista insieme ad altri volontari, di vari interventi a sostegno di questa causa, e rivolti alle istituzioni. Nel 2018, l’ultima interrogazione presentata da Franco De Donno capogruppo di Laboratorio Civico nel X Municipio, per ben due volte, alla minisindaca Giuliana Di Pillo, e diretta anche all’allora ministro Toninelli e alla sindaca Raggi, visto che la prima interrogazione datata 29 ottobre 2018, era rimasta inascoltata e senza risposta.
“Stante la presenza di ville romane del 1° secolo con mosaici, opus reticolatum, terme ecc – scrive De Donno – si chiede che venga consegnata copia definitiva del progetto, che anche per tale progetto si proceda alla valutazione costi-benefici di tale opera, visto già quanto realizzato con il sottopasso di Acilia (anno 1991) con conseguente interruzione dell’antica via Ostiense, direzione Ostia, dopo circa Duemila anni dalla sua costruzione in età imperiale di Roma e prima strada verso il mare, senza alcun beneficio per la viabilità“.
Ma l’allarme più recente, è stato lanciato da Diego Falcone, del Comitato di Quartiere Malafede-Vitinia, che durante l’ultimo sopralluogo, ha verificato il pericoloso avanzamento del cantiere: “il tratto di strada dove erano visibili i resti dell’edificio venuto alla luce, è stato asfaltato velocemente – dichiara Falcone – quasi per nascondere il prima possibile i reperti.”
“La presenza di questa villa di età imperiale enorme e sicuramente legata ad un sito molto più grande, viste le recenti scoperte fatte nella stessa zona, di vasche che si ipotizza fossero per l’approvvigionamento di acqua, dovrebbe essere già un motivo sufficiente per far sospendere i lavori – interviene Gabriele Albertini, del comitato spontaneo di Vitinia, costituito proprio per impedire la costruzione del sottopasso e salvare questi reperti. “Ci sono muri in opus reticolatum e vari ambienti nella villa romana che meritano ancora attenzione – continua Albertini – e che, pur sommersi da vegetazione e rifiuti, sono estremamente visibili e in discreto stato di conservazione, nonostante l’incuranza, il passaggio continuo delle persone e gli altri cantieri delle strutture che nel tempo sono sorte, nonostante le battaglie di tanti contrari”. Tra questi interventi anti-cemento, particolarmente attiva è stata l’Associazione Severiana, che si è spesa molto per difendere tutta l’area e bloccare al tempo, anche la realizzazione del Fabulous Village.
Sul posto dell’incontro domenica scorsa, incontriamo senza sorprenderci troppo, anche Paolo Berdini, ex Assessore all’Urbanistica della giunta Raggi, noto per le sue battaglie contro l’invasione del cemento e la speculazione edilizia della zona di Tor di Valle, in cui è prevista la costruzione dello Stadio della Roma. Berdini, dimostratosi solidale anche con questa importante causa, è qui per prestare la sua grande esperienza, e a noi dichiara: “Ci troviamo in un posto meraviglioso, perché c’è una Pineta storica e reperti importanti, su entrambi i lati della Cristoforo Colombo. Qui potrebbe essere sperimentata per la prima volta una nuova idea di periferia, che non fa strade inutili ma cerca di rimettere in bello quello che di bello c’è ancora. Se ci fosse un parco archeologico invece dell’ennesima strada che si può fare con un altro criterio e un altro modo di vedere le periferie, sarebbe la prima sperimentazione. Allora noi facciamo appello a tutte le autorità, compresa la Presidenza della Repubblica, per pensare ad un progetto alternativo che qui è possibile, per salvaguardare la bellezza del luogo e i reperti archeologici.”
“Il problema lo stiamo affrontando adesso perché il motivo contingente è che hanno iniziato i lavori – aggiunge Paola Badessi di Viviamo Vitinia – ma comunque c’è già alla base un grande lavoro che è stato fatto, c’è la consapevolezza di quello che c’era qui sotto ma è stato un po’ insabbiato, perché è evidente come tutto il resto del sito sia stato già inglobato. Ora – conclude la Badessi – è importante creare un tavolo di trattativa con il Comune coinvolgendo anche il MIBAC, e riprendere tutto quello che c’è nel percorso tra Roma e Ostia, quindi tra la Colombo e l’Ostiense, proprio dentro questa striscia si sviluppano i quartieri. Qui sarebbe importante sondare prima tutto quello che c’è, e poi decidere come fare un’urbanistica sana e pianificata, come ha detto Paolo Berdini.”
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