Pontile di Ostia inaccessibile per la presenza di troupe e telecamere impegnate a realizzare un film e che da questa mattina, mercoledì 9 ottobre, hanno occupato lo spazio antistante a piazza dei Ravennati trasformandolo in uno scenario d’antan capace di riportare questo spicchio della cittadina tirrenica all’epoca del fascismo.
Pontile blindato per consentire la realizzazione di un film ambientato nel Ventennio mussoliniano
Sul posto presenti anche gli agenti del X Gruppo della polizia di Roma Capitale che hanno presidiato la zona durante la realizzazione delle riprese.
In azione un’auto d’epoca con due camice nere a bordo che compiono alcune manovre accanto a una corriera scassata e colma di valigie sul tetto, pronta a partire per chissà quale destinazione.
Le scene girate a Ostia sono della fiction Rai “Le libere donne di Magliano”, diretta da Michele Soavi, già regista di successi come “Rocco Schiavone” o “La Befana vien di notte”.
E’ tratto dal libro omonimo, scritto da Mario Tobino, psichiatra, scrittore e poeta italiano, vincitore del Premio Strega 1962.
“Le libere donne di Magliano” (1953) racconta la vita all’interno di un manicomio e la nuova fiction si baserà su quest’opera. Nel ruolo dello psichiatra troveremo Lino Guanciale.
L’ambientazione è quella negli Anni ’40 nel manicomio di Maggiano (Lucca), che si chiamerà Magliano. La storia si focalizza sulla sulla vita e le riflessioni di Tobino, che lavora come psichiatra nel reparto femminile dell’ospedale.
Per la realizzazione delle scene a Ostia il pontile è stato trasformato in un set che rimanda agli anni del Ventennio.
E quindi a prima dell’8 settembre 1943 quando, in occasione dell’Armistizio siglato gli angloamericani, il vecchio stabilimento che si affacciava sul Tirreno venne fatto saltare dai tedeschi che si ritiravano dal litorale per occupare la città.
Temevano uno sbarco alleato e fecero esplodere tutto per non regalare infrastrutture di attracco utili al nemico.
Ma il 2024 è un anno di commemorazioni importanti sia per la storia, sia la cinematografia. Sono, infatti, trascorsi ottant’anni dal 1944, il periodo più terribile della guerra civile che stava insanguinando un Paese spaccato in due.
E’ l’anno della strage delle Fosse Ardeatine e quello della fucilazione del genero del duce, Galeazzo Ciano, a Verona insieme ai gerarchi ritenuti responsabili di aver firmato l’ordine del giorno presentato da Dino Grandi il 25 luglio del 1943 per provocare la caduta del regime.
A sud il Governo provvisorio gestito dalla monarchia e occupato dalla Quinta Armata del generale americano Mark Clark e dall’Ottava Armata britannica impegnata nella campagna d’Italia contro le truppe naziste guidate dal generale Kesselring. A Nord la Repubblica Sociale Italiana a capo della quale Hitler, dopo averlo fatto liberare dal Gran Sasso, mise un sempre più rassegnato e depresso Benito Mussolini.
Non è un caso che nell’ultima edizione della Biennale di Venezia Sky abbia presentato una serie in otto episodi ispirata al romanzo di Antonio Scurati “M”, vincitore del Premio Strega oltre che best seller capace di scalare le classifiche dei libri più letti.