Ostia, chioschi di Capocotta “fantasmi”: salta la stagione nonostante i bandi comunali

Il Campidoglio non può procedere alla convenzione con i vincitori dei bandi per gravissime anomalie amministrative

Niente chioschi a Capocotta. Il Comune di Roma non può dare attuazione ai bandi di assegnazione dei chioschi tanto pubblicizzati dal sindaco Roberto Gualtieri perchè quelle strutture, ai fini della consistenza patrimoniale e dei titoli edilizi, semplicemente non esistono. Salta la stagione balneare, ancora neanche iniziata dopo le assegnazioni ai vincitori delle aste comunali.

Il Campidoglio non può procedere alla convenzione con i vincitori dei bandi per gravissime anomalie amministrative

E’ quanto ha scoperto l’amministrazione capitolina dopo l’esposto presentato da Labur, Laboratorio Urbanistico, all’Autorità garante della concorrenza e del mercato Agcom. Il recente bando per l’affidamento dei chioschi è stato impugnato da LabUr per presunta turbativa d’asta. In relazione a quelle osservazioni, il Comune di Roma non ha potuto firmare alcuna convenzione e i tecnici di LabUr sono stati invitati a discuterne con il responsabile di procedimento. Da questo deriva che sono ancora in essere gli accertamenti finalizzati all’aggiudicazione definitiva dei chioschi.

E’ stato lo stesso Dipartimento Patrimonio del Campidoglio, con una nota del 3 luglio, a  confermare a LabUr che “a livello di inventariazione non esiste nessun bene corrispondente ai tre chioschi in questione”. “In una recente intervista – osserva Paula Felipe De Jesus di Labur – l’assessore capitolino al Patrimonio, Tobia Zevi, preannunciando la preparazione dei bandi per le concessioni degli stabilimenti balneari di Ostia, si è vantato di aver applicato ‘buona amministrazione, trasparenza e legalità’. C’è da chiedersi come possa vantare queste qualità il Comune di Roma che sui 2300 metri di spiaggia di Capocotta intende affidare tre chioschi non inventariati, non accatastati e senza titolo edilizio“.

Per Labur tra le concessioni degli stabilimenti balneari e quelle dei chioschi di Capocotta l’amministrazione pare adottare “due pesi e due misure che non sembrano rivolgersi ad un interesse collettivo, ma piuttosto ad avvalersi di una esagerata discrezionalità amministrativa considerata fuori legge“.

Altra nota stonata: per i chioschi di Capocotta si insiste a parlare di PUA, Piano Utilizzazione Arenili, strumento rivolto alla pianificazione turistica del litorale, dimenticando che Capocotta non ha nulla di turistico (in quanto ricade nella Riserva Naturale Statale del Litorale Romano) e che i chioschi non insistono sul demanio marittimo. “Insomma, se qualcosa c’è di turistico fai-da-te è l’improvvisazione amministrativa del Comune, altrimenti dovremmo pensare che ci sia dolo” conclude De Jesus.