A vederle proiettate sul grande schermo non si direbbero riprese fatte con lo smartphone. La nitidezza dei colori, l’alta definizione, i rumori ambientali convincono. E la recitazione degli attori non ha nulla di meno di quella dei set affollati da macchinari ingombranti.
Prosegue la produzione del regista con lo smartphone usato come videocamera ma anche per la postproduzione di un vero film per il grande schermo. Lo stuntman Massimo Vanni nel ruolo di protagonista
Nuova convincente prova per il cinema con lo smartphone da parte di Mirko Alivernini, eclettico regista e sceneggiatore del film “L’uomo che disse no”. Al termine della proiezione, avvenuta in anteprima per la critica venerdì 28 giugno, uno scroscio di applausi e di giudizi entusiasti. E a battere le mani nella suggestiva cornice del Cinema dei Piccoli di Villa Borghese, c’era in platea chi la storia della cinematografia italiana l’ha fatta davvero.
L’elenco degli spettatori è da annuario del cinema italiano. Seduti in prima fila c’erano il regista creatore del genere poliziottesco e non solo Enzo G. Castellari (nume ispiratore di Quentin Tarantino), l’inarrivabilde Franco Nero (oltre 150 film con i più grandi registi, David di Donatello nel 1968, Globo d’oro nel 2006), i fratelli Guido e Maurizio De Angelis (con il nome d’arte Olivier Onions hanno scritto oltre 160 colonne sonore delle quali ben 16 per film di Bud Spencer e Terence Hill), il figlio di Bud Spencer ovvero Giuseppe Pedersoli, il regista Pier Francesco Pingitore (noto per tanti programmi tv ma anche regista e3 sceneggiatore di oltre venti film tra cinema e piccolo schermo), la consorte Graziella Pera, costumista e scenografa per tv e grandi registi (Comencini, Steno, Lizzani, Troisi, Neri Parenti, Capitani), l’attore Sebastiano Somma, protagonista di innumerevoli fiction televisive e più di una ventina di film per il cinema.
Il film
“L’uomo che disse no” è un film a basso costo prodotto dalla Mainboard Production. L’ambientazione è interamente romana e protagonista del lungometraggio è un pensionato dalla vita dignitosa ma provata da problemi di sussistenza economica e dalla ferita insanata della perdita della moglie. La vita, però, riserva per lui una prova ancora più dura, al limite e oltre, che dovrà affrontare dando fondo alla sua resilienza e a una dignità che ne condizionerà ogni scelta. Tra gli obiettivi della storia, quello di dimostrare la crisi della giustizia in Italia.
Convincente la prova d’attore di Massimo Vanni, stuntman e maestro d’armi meglio noto al grande pubblico come il brigadiere Gargiulo ovvero l’assistente di Tomas Milian alias l’ispettore Gilardi nei poliziotteschi degli anni Settanta. Tra gli attori del cast merita una menzione l’esordiente Diego Triolo nel ruolo del cattivissimo Mattia Mariani.
Il lungometraggio sarà in concorso in diversi festival e ha già vinto il Buffalo Roots Film Festival di Roma.
La tecnica
Com’era stato già con il film “Omicidio a Porta Portese” e con “Acque sporche”, anche in questo “L’uomo che disse no” Alivernini ha scelto di girare l’intero video con uno smartphone. In questo caso ha scelto un Samsung S23Ultra, strumento di estrema qualità e flessibilità che evidenzia la crescente importanza delle nuove tecnologie nel processo cinematografico. Il regista stavolta non si è limitato all’effettuazione delle riprese con il telefonino ma ha completato il processo nella post-produzione.