Nicolina Cortina, la nonna di Ostia compie oggi 106 anni. Oltre un secolo di vita che racchiude gran parte della storia del nostro Paese. Una storia che inizia mercoledì 26 giugno del 1918 a Ripi, dove Nicolina nasce in una numerosa famiglia con undici fratelli e inizia a lavorare molto preso nella vigna annessa alla casa paterna, e in quelle dove la chiamano con insistenza perché la ragazzina è abilissima nell’innesto dei tralci sulle viti.
La storia di Nicolina Cortina e di una vita durata più di un secolo
Nicolina è una bella ragazza dai capelli corvini e sono tanti i pretendenti che si fanno avanti. Ma la risposta è sempre la stessa, un cortese cenno di diniego. Per la sua epoca è una donna moderna che non riesce proprio a capire come ci si possa sposare quando ancora si è delle adolescenti.
Ma quella in cui vive è l’Italia rurale del XIX secolo e, soprattutto nelle zone agricole, i matrimoni funzionano così e i figli sono braccia da lavoro che possono dare una mano preziosa nelle campagne.
Infine, a 22 anni Nicolina si sposa con Alberto Morandi, un romagnolo di Villa Grande, un paese situato nelle vicinanze del Principato di San Marino e la coppia si trasferisce in affitto a Ostia Lido in un palazzo di viale della Vittoria. Alberto lavora come custode alla sede della circoscrizione che si chiamava così anche se all’epoca del fascismo faceva parte del Governatorato di Roma.
L’arrivo della guerra stravolge la vita della famiglia. Dopo l’armistizio firmato dall’Italia con gli angloamericani l’8 settembre del 1943 i tedeschi, in ritirata, ordinano l’evacuazione della cittadina tirrenica e distruggono tutte le infrastrutture che possano agevolare un possibile sbarco delle truppe alleate sul litorale romano. Non risparmiano nulla. Neppure il pontile che viene minato e fatto saltare in aria insieme a quello dello stabilimento Roma distante poche centinaia di metri.
“Un anno prima era nato Dino il mio primogenito -ricorda Nicolina- ed ero in attesa di Maria Luisa. Udimmo le esplosioni e ci rifugiammo nelle pinete a sud di Ostia lungo la via litoranea”.
Il marito Alberto, primo usciere della Circoscrizione, invece, rimane al suo posto e il 25 settembre, mentre la capitale è già occupata dai nazisti, riceve un encomio speciale perché “nei giorni caotici della resa dell’Italia svolge una particolare attività per fare in nodo che fossero disbrigate le più urgenti pratiche amministrative riguardanti la circoscrizione del Lido”. Poi la frase conclusiva con cui il commissario straordinario del Governatorato di Ostia gli comunica di aver disposto a suo favore un compenso straordinario di 200 lire. Sono i tempi in cui nell’Italia del Ventennio fascista, chiuso con l’arresto del Duce il 25 luglio precedente, si sogna di poter guadagnare “mille lire al mese” per trascorrere una vita più che dignitosa.
“Udivo alla radio quella voce che parlava di guerra e poi mi addormentavo”
Di Mussolini Nicolina ricorda il periodo in cui aveva ben tre fratelli partiti per i fronti di guerra. Peppino nato nel 1899 era stato, addirittura, uno dei ragazzi schierati sul Piave durante gli assalti alle trincee austroungariche dopo la sconfitta del Regio esercito in seguito ritirata di Caporetto nel 1917. La nonna 106enne di Ostia sarebbe nata il 26 giugno del 1918 addirittura prima del 3 novembre quando, a Villa Giusti di Padova, il generale Armando Diaz firmò il trattato di pace dopo la vittoria contro gli eserciti invasori.
E Peppino appassionato di circuiti elettrici si era addirittura costruito una radio con cui ascoltare i discorsi del Duce.
“Udivo quella voce che ripeteva di volere la guerra e io pensavo ai miei fratelli che erano sotto le armi ma poi mi addormentavo, aspettammo per mesi l’altro mio fratello Raffaele che, dopo la campagna di Grecia, fu spedito sul fronte russo”.
Ma la nazione è spaccata in due e, nella parte occupata dai nazisti, i bombardieri inglesi e americani compiono incursioni continue, come quella del 19 luglio del 1943 che aveva provocato più di mille morti nel quartiere romano di San Lorenzo.
Così Nicolina sfolla nei pressi di San Marino ospite di alcuni amici di famiglia di Alberto. Ma anche lì, a parte la disponibilità di cibo, i rischi restano altissimi. “Gli aerei passavano bassi, c’erano scoppi dovunque e allora andavamo a rifugiarci all’interno di una grotta dove si è nascosto anche mio marito quando venne a trovarci perché i tedeschi si portavano via tutti gli uomini per obbligarli a lavorare scavando trincee”.
Grazie alla solidarietà dei contadini Nicolina e i suoi due figli escono dall’incubo della seconda guerra mondiale. “Avevano mucche che davano latte -aggiunge- grano farina, brava gente come non se ne trova più”.
Finita la guerra Nicolina continua le battaglie per la sua indipendenza
Finita la guerra Nicolina torna a Ostia ma, dell’appartamento di viale della Vittoria non c’è più nulla, c’è chi ha approfittato dei bombardamenti per portarsi via mobili e suppellettili saccheggiando tutto ciò che poteva essere utile a qualche scopo. Nel 1947 nasce l’ultimogenita Rosella e, sebbene sia iniziata la ricostruzione anche sul Lido di Roma gli abitanti fanno i miracoli per mettere insieme il pranzo con la cena.
“A piazza Giuliano della Rovere c’era un forno dove si potevano portare gli impasti da cuocere il pane da portare a casa, poi ci trasferimmo a Ostia Antica nella casa di proprietà del Comune in via delle Saline 6 dove ho vissuto fino a qualche anno fa prima di trasferirmi qui a Ostia da mia figlia. Certo -puntualizza Nicolina- a quell’epoca la cittadina era bella e pulita con le aiuole curate, sembrava un giardino”.
Nicolina non ricorda di essere andata a votare per il referendum del 2 giugno 1946 sulla scelta tra monarchia e repubblica. Era stato introdotto per la prima volta il suffragio universale ma per molte donne il voto e la politica, di cui si tornava a parlare dopo la fine del fascismo, era ancora una questione riservata agli uomini.
Ma la nonna di Ostia non aveva comunque rinunciato alla sua libertà come quando negli Anni 50 in cui andava a lavorare di nascosto dal marito da Ferrantelli e da Negri aiutando i titolari a friggere cibo in cambio di soldi che poi donava alla sorella, con 5 figli e ricoverata all’ospedale Forlanini con la tubercolosi.
Un sentimento di indipendenza e di estrema modernità che Nicolina si porta ancora dietro non solo perché oggi, come faceva per tutta la famiglia già da quando aveva dieci anni, ancora impasta la farina per tagliare le fettuccine che mangia tutti i giorni con un pezzo di pane che non deve mai mancare a tavola. Ma anche perché i suoi quattro pronipoti hanno ancora bisogno dei suoi preziosi consigli.
“Sono adolescenti e hanno già i fidanzati, ma si può? Sono troppo giovani, tu non credi che sono troppo giovani?” conclude la nonna di Ostia rivolgendosi a Simona, sua nipote.