Un antico cammino si aggiunge al lungo elenco di mete che caratterizzano campagne, colline e boschi della Regione Lazio. Ed è un cammino che viene da lontano perché in occasione del 12° Forum Annuale del Consiglio di Europa tenutosi nella cittadina di Lodz in Polonia, ha recentemente ricevuto la certificazione di Itinerario culturale nell’ambito delle “vie della transumanza” percorse da migliaia di anni dai pastori e dalle loro greggi accompagnate anche da cavalli, asini e cani da guardia.
Il cammino interamente percorribile a piedi segue la via percorsa dagli antichi pastori
L’itinerario, interamente percorribile a piedi parte da Falasche, località situata nel comune di Anzio, per raggiungere il borgo montano di Jenne all’interno del territorio della città metropolitana di Roma Capitale, passando attraverso i comuni di Cisterna di Latina, Cori e Artena costeggiando il corso d’acqua del fiume Aniene.
I cammini della Transumanza vantano alle proprie spalle una storia di circa 6mila anni quando gli uomini trasferivano le loro mandrie e i loro armenti in luoghi freschi, spesso immersi nei boschi, e lontani dalle zone infestate dalla malaria. Il percorso ritrovato da Falasche a Jenne segue all’80 per cento l’itinerario risalente alla notte dei tempi grazie a una ricerca storica fatta di testimonianze e documenti originali recuperati nell’arco di circa 30 anni dall’Associazione Libera Università Per l’Agricoltura (LUPA).
Si tratta di un tratturo simile ad altri percorsi presenti all’interno delle rotte migratorie utilizzate all’interno del territorio regionale come il “Cammino della Transumanza laziale” percorribile anche in bicicletta e distribuito su due differenti tracciati: un primo itinerario lungo 250 chilometri in 13 tappe e un altro, di colore arancione, articolato in 4 tappe per un totale di 140 chilometri (leggi qui).
Il fascino di questi sentieri affonda le proprie radici nel passato, ma mantiene anche saldi legami con l’agricoltura moderna. In Italia esistono, infatti, circa 60mila allevamenti per un totale di quasi 6,2 milioni di pecore appartenenti a 38 razze diverse e che ancora percorrono questi sentieri due volte all’anno consentendo, tra l’altro, con il loro apporto di preservare il delicato rapporto esistente tra uomo e natura e di facilitare l’utilizzo sostenibile delle risorse naturali.
Supera quota trenta il numero degli itinerari culturali percorribili a piedi nel nostro Paese
Grazie alla certificazione rilasciata in ambito comunitario alle “Vie di Transumanza” il numero complessivo degli Itinerari Culturali Europei arriva a quota quarantasette, trentatré dei quali transitano per il nostro Paese come la via francigena un tempo percorsa dai pellegrini provenienti dall’Inghilterra.
Si tratta di un patrimonio collettivo nell’ambito del quale i tratturi stanno lì a ricordare che, lungo i muretti a secco utilizzati per delimitarne in parte il percorso, ci si riposava per alimentarsi secondo i sani principi della dieta mediterranea. Ed è in questo contesto che, il 13 e il 14 novembre scorsi, in occasione della convention internazionale dell’Unesco è stata ribadita l’esigenza di salvaguardare questi patrimoni naturali dalla “turistificazione di massa”.
Contestualmente all’inaugurazione del nuovo cammino a Jenne è stato tenuto a battesimo anche il Museo Nazionale della Transumanza aperto sotto l’egida del Consiglio d’Europa.
E’, tra l’altro, in corso di allestimento una piattaforma digitale interattiva che, oltre alla descrizione e alla mappatura, dei cammini affiliati alle “Vie di Transumanza” conterrà una costellazione di informazioni sui luoghi di interesse, sugli elementi del patrimonio culturale materiale e immateriale, sulle strutture culturali, sui sistemi di accoglienza, sui servizi dedicati e su ogni altra cosa utile per offrire a coloro che vorranno conoscerne gli antichi tracciati un’esperienza, accessibile e inclusiva.
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