Torna a farsi incandescente il fronte del no al trasferimento degli autodemolitori situati a Roma lungo via Palmiro Togliatti presso la Tenuta della Barbuta nel territorio adiacente al comune di Ciampino. Scende in campo Italia Nostra, l’associazione che, di fronte alla volontà dell’amministrazione capitolina di accelerare l’iter per la delocalizzazione degli sfasci del quartiere di Centocelle, fornisce nuovi elementi utili dimostrare l’insensatezza di un progetto suscettibile di distruggere un’ampia zona collocata a ridosso della via Appia antica e che fa da cerniera con il Parco dei Castelli Romani.
L’associazione ambientalista Italia Nostra stringe d’assedio l’amministrazione capitolina contro il rischio di devastazione paesaggistica della tenuta
A essere minacciato è un lembo della campagna, puntualizza Italia Nostra, “che è miracolosamente scampato alle edificazioni e rappresenta un unicum per caratteristiche, storico, ambientali e culturali” ed è, tra l’altro, destinato a rientrare nel futuro Parco Archeologico e Regionale dell’Appia Antica. Ma il rischio che la Tenuta finisse per essere invasa da auto da rottamare e carcasse di veicoli, è di lunga data ricordano gli ambientalisti. Nel 2014 la zona sembrava, tra l’altro, destinata a ospitare la realizzazione di un quartiere riservato ai rom che il gruppo Leroy Merlin si era impegnato a finanziare in cambio della cessione di aree pubbliche su cui far sorgere, proprio all’incrocio tra Grande Raccordo Anulare e Appia Antica, un nuovo centro commerciale.
Ora che le pressioni dei rottamatori tornano a farsi tangibili Italia chiede all’amministrazione di Roma Capitale di rinunciare definitivamente al trasferimento degli autodemolitori e di proseguire l’iter avviato nell’ambito delle iniziative destinate a far parte delle varianti di salvaguardia per la tutela del territorio concludendo “al più presto” l’accordo con la Regione che permetterà di accorpare il complesso rappresentato dall’Ippodromo delle Capannelle e de la Barbuta all’interno del confini del Parco dell’Appia.
Non si tratta di una mera sollecitazione di parte fatta in nome di astratti principi ispirati all’ecologismo ma di considerazioni ancorate a una solida base di carattere giuridico. La Tenuta de La Barbuta venne, infatti, inserita il 16 ottobre del 1998 da un Decreto dei Ministero dei Beni culturali fra le zone di interesse archeologico e paesaggistico quale area di pregio limitrofa al Parco dell’Appia. Secondo quanto previsto dal Piano territoriale paesistico regionale 15/12, rileva ancora Italia Nostra, la stessa zona dovrebbe essere appositamente attrezzata e utilizzata come area di verde pubblico anche perché, secondo quanto previsto dal Piano Regolatore Generale, la stessa è soggetta a vincolo ambientale sin dalla sua acquisizione al demanio comunale avvenuta nel 1991 a seguito di una permuta sottoscritta con un Consorzio di cooperative già pronto a costruirvi numerosi appartamenti.
Sul fronte del no si è schierata anche la Giunta del comune di Ciampino che ha approvato un’apposita delibera per prevenire la delocalizzazione degli autodemolitori
Il decreto legge 209/2003 stabilisce poi criteri molto restrittivi per l’installazione di centri di raccolta di rifiuti pericolosi e degli impianti di autodemolizione evidentemente incompatibili con l’assetto della Tenuta tra l’altro caratterizzata, secondo gli ambientalisti, da una vulnerabilità geologica dipendente dalla estrazione di acque delle sorgenti Appia e Santa Maria alle Capannelle le cui falde acquifere potrebbero essere irrimediabilmente inquinate se al di sopra vi sorgessero degli sfasci.
Lo sbarramento ai progetti di delocalizzazione propugnati dall’amministrazione capitolina è, inoltre, al centro di una delibera approvata nei giorni scorsi dalla Giunta comunale di Ciampino in cui si invitano i Ministeri dell’ambiente e della Sicurezza Energetica, della Cultura e della Difesa “a esprimersi, ciascuno per propria competenza, sul complesso quadro vincolistico gravante sull’area, tenendo in debita considerazione gli aspetti paesaggistici, ambientali, archeologici, idrogeologici e aeroportuali”.