Come già avvenuto in occasione della festa di Ognissanti il Museo Archeologico Nazionale di Palestrina aprirà gratuitamente le sue porte ai visitatori anche nella giornata del 4 novembre, in occasione delle celebrazioni riservate all’unità nazionale e alla festa delle forze armate. Un’opportunità unica per fare visita a una struttura che ospita importanti reperti provenienti dall’antica Preneste e dal suo territorio.
Nel museo archeologico nazionale dell’antica Preneste sono ospitati importanti reperti di epoca ellenistica
Grazie all’esecuzioni di importanti lavori effettuati con l’autorizzazione della soprintendenza nel sottotetto dell’antico edificio di epoca rinascimentale, originariamente appartenuto alla famiglia Barberini e che ospita il museo le sale distribuite sui suoi tre piani saranno tutte visitabili per un percorso a ritroso nella storia antica che tocca la cultura e le produzioni artistiche di una delle principali e più fiorenti città del Lazio.
Tra le opere di maggior spicco va sicuramente citato il mosaico raffigurante il Nilo una delle più grandi e notevoli raffigurazioni di questo tipo realizzate in epoca ellenistica.
L’opera rappresenta, con visione unica dall’alto, la regione dell’Alto e del Basso Egitto in epoca greco-romana nel momento in cui il fiume sta esondando e irrorando le campagne circostanti per favorirne la fertilizzazione grazie all’humus capace di trasformare zone altrimenti desertiche in aree prolifiche per le coltivazioni agricole. Nella zona montuosa situata a ridosso del fiume si notano le raffigurazioni di cacciatori pigmei e varie fiere alcune di fantasiosa derivazione mitologica, come la sfinge, e altre di animali appartenenti a specie vere e proprie come il coccodrillo.
Le tessere danno corpo anche alla raffigurazione di una grande città, forse Tebe dell’Antica Grecia, murata con palazzi di notevoli dimensioni e caratterizzata dalla presenza di quattro statue gigantesche. Altre immagini rappresentano la caccia agli ippopotami, praticata sull’anomalo itinerario percorso da nord a sud dal fiume più lungo del continente africano, sino a non molti anni orsono considerato anche il più grande del mondo con i suoi quasi 7mila chilometri di percorso.
L’immaginazione dell’artista ci porta nella vetusta città di Alessandria dotata di torri e palazzi in tipico stile greco e navi affollate di soldati, mente in un gazebo fiorito alcuni egizi celebrano il festeggiamento dell’onda di piena che porta la fertilità dei campi.
Il mosaico è al centro di svariate interpretazioni da parte degli archeologi come quella fornita da Orazio Marucchi, secondo il quale le tessere dell’ampia pavimentazione costituirebbero un omaggio alla dea egizia Iside che si indentificherebbe con il culto della Dea Fortuna e che avrebbe dato origine all’arte della divinazione che si praticava nell’antica Preneste.