Rotta, probabilmente a colpe di pietre, la vetrata infrangibile del Monumento all’Esodo. Vandali in azione nel quartiere Giuliano-Dalmata a Roma.
La vetrata del monumento danneggiata: l’opera fa parte del museo diffuso del quartiere Giuliano Dalmata
L’atto teppistico in piazza Giuliani e Dalmati dove è stata infranta la vetrata (infrangibile) del Monumento all’esodo, un mosaico dell’artista polesano Amedeo Colella.
Accanto al mosaico un’altra vetrata protettiva della stele che ricorda le città istriane e dalmate semi distrutta.
Il mosaico di Colella, già funzionario dell’Opera per l’assistenza i profughi giuliani e dalmati, era stato collocato nella piazza nel 1962, a quarant’anni dalla nascita del quartiere. Ed è una delle tante opere a tema che costituisce il museo all’aperto.
“I nostri monumenti di interesse nazionale necessitano di una esplicita tutela da parte del Ministero della Cultura e del Municipio IX di Roma”, ha affermato il direttore dell’Archivio Museo storico di Fiume Marino Micich dopo la scoperta del danneggiamento.
Il quartiere e le sue opere
Il quartiere Giuliano-Dalmata è sorto alla fine degli anni ’40 nell’area del Villaggio Operaio dell’E42, in corrispondenza dell’attuale viale Oscar Sinigaglia, lungo il viale sorgevano i padiglioni degli operai impegnati nella costruzione dell’Eur.
Negli anni successivi furono edificate nuove palazzine per far posto all’arrivo degli esuli Giuliano-Dalmati, e sorse quindi il “Villaggio Giuliano”, delimitato da un lato dalla Via Laurentina e compreso tra le attuali Via dei Granatieri e Via dei Sommozzatori.
Quest’area “storica” comprende numerosi monumenti e ricordi dell’esodo dei Giuliano-Dalmati, a partire dalla Lupa di Pola e dal Monumento all’Esodo. Un ulteriore monumento, il Cippo carsico ai Caduti Giuliano-Dalmati, sorge lungo la Via Laurentina.
L’ultima opera
Nel febbraio 2020 l’inaugurazione dell’ultima opera, un singolare monumento pavimentale, unico nel suo genere, realizzato con oltre 200 tessere in travertino – recanti incisi i cognomi delle famiglie degli esuli giunte nell’allora “Villaggio Operaio” e le loro città d’origine – incastonate nell’area compresa proprio tra il Monumento all’Esodo e l’entrata principale della chiesa San Marco Evangelista in Agro Laurentino.
Pietre del ricordo che nel loro insieme formano i contorni delle “terre perdute” d’Istria, Fiume, isole del Quarnaro e Zara.