Non sarà processata la mamma che – nel tentativo estremo di salvare il figlio dall’accusa di omicidio stradale, visto che a 18 anni e senza patente aveva appena investito e ucciso a Tor Bella Monaca un pedone, sottoscrisse davanti alla Polizia Municipale che alla guida dell’auto, un bolide da poco noleggiato, c’era lei.
Il figlio diciottenne e senza patente aveva ucciso il 29enne Emmanuele Cleber Catananzi
Una bugia che ha tentato di sviare le indagini, ha impegnato gli investigatori in accertamenti, e che però non sarà punita. Per la donna, una 46enne, non scatterà l’accusa di favoreggiamento. In caso di parentela di primo grado con chi ha commesso il reato l’imputazione non scatta.
Il figlio, 18enne e senza patente, si era messo alla guida di un’auto di grossa cilindrata, un Bmw X4, aveva poi perso il controllo investendo e uccidendo un pedone a Tor Bella Monaca.
La madre 46enne, appresa la notizia, si era precipitata da casa addossandosi subito tutte le colpe. “C’ero io alla guida dell’auto, l’ho presa a noleggio qualche giorno fa”.
Una bugia dalle gambe corte. In un passaparola sempre più allargato gli stessi testimoni avevano subito capito il tranello che voleva compiere la donna, ma avevano scelto il silenzio.
Bugie e omertà però non sono serviti a stoppare le indagini dei caschi bianchi che nel giro di pochi giorni hanno definitivamente accertato chi fosse alla guida.
Fatto sta che per la donna nonostante la gravità dei fatti non finirà a processo, mentre il figlio, invece, dovrà rispondere all’accusa di omicidio stradale.
L’incidente
Il caso risale a sette mesi fa, quando la Bmw (costo oltre 120mila euro) centrò il 29enne Emmanuele Cleber Catananzi mentre stava passeggiando su un marciapiede di via dell’Archeologia.
La donna subito ascoltata dagli agenti del gruppo Torri, incaricati dei rilievi, si era assunta la responsabilità dell’incidente.