Dopo che a Ciampino ieri pomeriggio è andata in scena l’inciviltà alla stato puro, con le invasioni barbariche dei tifosi che in un eccesso di esuberanza hanno cercato di guadagnare la visuale del nuovo acquisto delle Roma arrampicandosi sulle macchine, è comparso in queste ore sui social lo sfogo delle proprietaria del veicolo più danneggiato, usato come scala dal passaggio delle orde di “romanisti”, vergogna della loro squadra del cuore.
Ma dalla donna, protagonista suo malgrado di quella festa di esaltati, le parole più severe post conta dei danni, non sono state solo per i responsabili di quella follia, ma anche per chi doveva controllare quel caos e non lo ha fatto.
Dopo le immagini decadenti dei tifosi arrampicati sulla Panda per vedere Lukaku, sui social trova posto anche lo sfogo della proprietaria dell’auto distrutta
“Gentili signori, sono una delle “fortunate” vincitrici dell’Oscar dell’inciviltà, rappresentato ieri dai vostri tifosi in occasione dell’arrivo a Roma Ciampino del calciatore Lukaku” – inizia così la lettera inviata oggi dalla proprietaria della Panda rossa alla AS Roma, per rendere partecipe la società, casomai ce ne fosse bisogno, di quello che è avvenuto ieri su quella strada trasformata in “trincea” per l’arrivo del nuovo acquisto Vip della squadra Romelu Lukaku.
In poche parole che non trovano possibilità di contraddizione, c’è la descrizione di una vicenda che farà discutere a lungo in cui nonostante tutto, la critica della malcapitata proprietaria dell’auto arriva come una scure più sull’organizzazione dell’evento, sottovalutato dalle forze dell’ordine e in primis dalla stessa società.
“Possiamo dire che, a mia insaputa e con mia grandissima riprovazione e soprattutto rabbia, ho partecipato anch’io alla grande festa “pagana” – prosegue la donna -, e offrendo la mia macchina come gratuito trofeo per i grandi festeggiamenti del nuovo imperatore! Si, una festa pagana che, di cristiano non ha assolutamente nulla, come nelle migliori tradizioni imperiali romane, raffigurate da riti, giochi, ed anche tragici sacrifici. Una surreale ed ignobile manifestazione di barbarie, dove l’unico vero sacrificio è stato il mio, premiato dopo 12 ore di lavoro dalla devastazione della mia auto. Ma che importa, arrivava a Roma il grande campione, e tutti avrebbero portato in dono qualcosa di prezioso. Non era certamente nei miei piani, ma non per appartenenza a una fede calcistica diversa“.
Certamente ci sono le assicurazioni, ognuno si dovrà caricare necessariamente delle proprie responsabilità, ma nella lettera della proprietaria dell’auto una giusta e amara riflessione: “A chi spetta però la responsabilità etica e morale? Chi avrebbe dovuto garantire ancorché fuori dai perimetri societari il necessario coordinamento in sicurezza per un evento che, avrebbe sicuramente visto la partecipazione di un gran numero di persone e (come è accaduto) anche di molti facinorosi e violenti soggetti?
Nelle conclusioni della cittadina la certezza di doversi infilare in un ginepraio legale infinito, che la priverà con molta probabilità per molto tempo, anche di quell’unico mezzo di trasporto con il quale si era garantita fino a ieri, l’arrivo al lavoro ed il ritorno a casa.
La proprietaria dell’auto distrutta: “Quella piccola utilitaria era un dono di mia nonna”
“Vedete – prosegue -, questo mio grande sdegno non è volto alla ricerca di un atto di carità, di elemosina, o di ristoro economico per un odioso danno subito, ma è una precisa denuncia nei confronti di chi come appartenente ad una comunità sportiva non è riuscito (forse) ad infondere in maniera ancora più incisiva e educativa ai propri “sostenitori” quell’insieme di valori umani e di rispetto per gli altri, insieme ad una riflessione profonda sul concetto di cosa è bene o cosa è male. In ultimo, la mia piccola utilitaria era un dono di mia nonna alla quale ero molto legata affettivamente, ma questa è un’altra storia” – conclude.