Omicidio Sacchi, testimone accusa polizia e carabinieri. A processo per calunnia

Il testimone era sul luogo dell'omicidio: davanti alla Corte ha accusato ingiustamente le forze di polizia. Dovrà rispondere di calunnia

Luca Sacco con la fidanzata Anastasiya qualche mese prima dell'omicidio. Foto dal profilo facebook del giovane

Accusa, sapendoli innocenti, due agenti e a un ufficiale dei carabinieri di aver cercato di depistare le indagini sull’omicidio di Luca Sacchi, la procura manda a processo uno dei testimoni oculari del delitto del personal trainer avvenuto il 23 ottobre del 2019 a un passo dal Parco della Caffarella.

Il testimone era sul luogo dell’omicidio: davanti alla Corte ha accusato ingiustamente le forze di polizia. Dovrà rispondere di calunnia

Il processo a carico di Alessandro G. si aprirà a giorni davanti al giudice monocratico e al pm Paola Giordano. La procura contesta al testimone – tra l’altro amico di Federico Sacchi, fratello di Luca, e quella sera nel parcheggio dove si è consumato l’omicidio  – di aver incolpato due agenti e un ufficiale dei carabinieri pur sapendoli innocenti sostenendo che non avrebbero svolto correttamente il loro lavoro e in un caso lo avrebbero spinto anche a ritrattare.

Tutt’altra la ricostruzione della procura che ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio del testimone poco collaborativo.

Le contestazioni

Secondo la procura l’imputato “testimone oculare dell’omicidio di Luca Sacchi, sentito davanti alla I Sezione della Corte d’Assise di Roma, incolpava falsamente, sapendoli innocenti due agenti appartenenti alla Polizia di Stato da lui stesso allertati nella immediatezza e sul luogo del delitto di aver redatto un unico verbale di sommarie informazioni, nonostante le stesse provenissero sia da sue dichiarazioni che dell’amico C.A., egualmente informato sulla dinamica del delitto”.

Inoltre – ripercorre ancora l’imputazione della procura – sempre in qualità di testimone, riferiva di essere stato convocato, il giorno successivo presso gli uffici del comando provinciale dell’Arma dei carabinieri ed incolpava falsamente il colonnello Lorenzo D’Aloia sapendolo innocente di averlo invitato a ritrattare le deposizioni già rese al personale della Polizia di Stato

Sentito in aula il testimone aveva anche riferito di aver evitato nei periodi successivi di parlare dell’argomento omicidio con il fratello di Luca per non riaprire il dolore. A fine interrogatorio il pm non aveva voluto rivolgere altre domande al testimone specificando di “ritenerlo perfettamente inutile avendo già valutato l’attendibilità del testimone

Il processo sull’omicidio ora è in appello

Intanto il processo per l’omicidio Luca Sacchi è sbarcato in Appello. Sia chi ha sparato al personal trainer sia chi ha spalleggiato l’omicida quella notte tra il 23 e il 24 ottobre davanti al pub John Cabot all’Appio Latino punta a scardinare le condanne di primo grado.

In primo grado i giudici della Corte di Assise lo scorso 29 marzo hanno condannato Valerio Del Grosso, autore materiale dell’omicidio, a 27 anni mentre il suo complice nell’aggressione, Paolo Pirino, è stato condannato a 25 anni, così come Marcello De Propris, che consegnò l’arma del delitto. (leggi qui)

Per la fidanzata di Sacchi, Anastasiya Kylemnyk, accusata di violazione della legge sugli stupefacenti, i giudici hanno deciso una condanna a 3 anni mentre era stato assolto Armando De Propris.

L’amico di Luca, Giovanni Princi, dopo l’omicidio fu arrestato e portato in carcere. Per questi fatti Princi ha concordato in appello una pena di tre anni. “Ci fu violenza gratuita. Luca Sacchi aveva tutta la vita davanti” aveva detto in primo grado la pm Giulia Guccione nella sua requisitoria.

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Omicidio Sacchi, Del Grosso sparò preso dalla foga per la rapina