Sventata dalla Procura antimafia di Milano una maxi frode fiscale orchestrata dalla ‘Ndrangheta. Le cosche, come scoperto dagli investigatori della Guardia di Finanza, avevano messo in piedi un sofisticato schema criminale. Lo scopo: accaparrarsi illecitamente i fondi statali messi a disposizione dal governo per sostenere le imprese, colpite dalla crisi determinata dall’emergenza sanitaria. Otto gli arresti ordinati dalla Dda di Milano, che hanno colpito il clan ‘ndranghetista capeggiato da Lino Greco. Sequestrati 7,5 milioni.
La ‘Ndrangheta mette le mani sui fondi Covid: 8 arresti, sequestrati 7,5 milioni
Bloccata l’infiltrazione della ‘Ndrangheta nell’economia post-coronavirus. Le indagini della Dda di Milano, condotte in collaborazione con la Guardia di Finanza, hanno permesso di portare alla luce lo schema ideato dal clan crotonese per ottenere i fondi governativi riservati agli imprenditori in crisi. Otto gli arresti eseguiti questa mattina.
Francesco Maida, collegato al clan della ‘Ndrangheta capeggiato da Lino Greco, boss della provincia di Crotone, secondo i pm ha ottenuto 45mila euro di contributi a fondo perduto per l’emergenza Covid, tramite società intestate a prestanome. Ma il giro di affari valeva 7,5 milioni di euro, che sono stati sequestrati dalla GdF contestualmente agli arresti.
Le accuse sono di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, aggravata dal metodo mafioso e dalla disponibilità di armi. E poi autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e bancarotta.
Per ottenere i fondi, previsti dal decreto 34 del 19 maggio, spiega il procuratore Francesco Greco in una nota, Maida “avrebbe utilizzato fatture false emesse dalle società inserite nello schema di frode”.
Allo stesso tempo, sempre stando alle indagini della Dda milanese, Maida avrebbe tentato “di beneficiare” anche dei finanziamenti del decreto legge 23 dell’8 aprile che servono a sostenere le imprese “nella particolare congiuntura economica determinata dall’emergenza sanitaria” causata dal Coronavirus.
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